Tumore: scoperta terapia non invasiva per combatterlo, ecco di cosa si tratta
Simulazione in 3 D di nuove eventuali terapie contro i tumori.
Si potrebbe aprire nuovi orizzonti per quanto riguarda la terapia contro il tumore, questo tipo di terapia potrebbe essere meno invasiva rispetto alle terapie attuali. Grazie ad una recente simulazione in 3D dell’impalcatura di filamenti e tubuli che sostiene la membrana cellulare è possibile prevedere i cambiamenti della forma che avvengono quando la cellula migra oppure si spacca.
Lo scheletro delle cellule svela segreti del tumore
Con la simulazione in 3 D sarà possibile simulare la crescita dei tumori. Nello stesso tempo, permette di studiare strategie migliori per combattere i tumori. Ad esempio si potrebbe estrarre il tumore in modo selettivo con gli ultrasuoni.
Lo studio effettuato è italiano, ed è stato pubblicato su Journal of the Mechanics and Physics of Solids dai team di ricerca guidati da Luca Deseri e Nicola Pugno, dell’Università di Trento, e il professore di Scienza delle costruzioni Massimiliano Fraldi, dell’Università Federico II di Napoli.
È stato simulato in 3D lo ‘scheletro’ di una cellula, ecco i risultati
Massimiliano Fraldi racconta: “Nel nostro lavoro, siamo partiti da un modello introdotto una trentina di anni fa dal biologo statunitense Donald E. Ingber, che interpretava il citoscheletro della cellula umana come una struttura reticolare formata da cavi tesi (filamenti proteici) e aste compresse (microtubuli). Noi siamo andati oltre, riscrivendo le equazioni che governano il comportamento strutturale della cellula”. Il modello così ottenuto, aggiunge Pugno, “ci ha permesso di descrivere in modo quantitativo e non solo qualitativo le dinamiche cellulari, cogliendo dei fenomeni considerati finora inspiegabili o del tutto inediti”. Inoltre, il professore Fraldi aggiunge: “Questo, ci consentirà di simulare la crescita dei tumori e, sfruttando le diverse proprietà meccaniche che distinguono cellule sane e tumorali, di studiare possibili strategie innovative per attaccare selettivamente le cellule malate, ad esempio attraverso ultrasuoni a bassa intensità”. A sostenere questo sforzo, ricorda Pugno, “sarà il programma di ricerca Proscan (Strumenti micro-meccanici e robotici per la diagnosi e la terapia del cancro della prostata), recentemente finanziato dal ministero della Ricerca con 4,4 milioni di euro, con capofila Tommaso Russo, della facoltaà di Medicina dell’Università Federico II”.
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