Pensioni scuola 2022: con quota 102 domande in calo del 32%
Pensioni scuola 2022, le richieste di accesso all’uscita anticipata risultano in forte calo percentuale. Un fenomeno che si riscontra nei numeri. Nell’ultimo anno le domande di prepensionamento dei docenti sono state poco più di 24531. Contro le 36mila risalenti allo stesso periodo 2021. Di fatto, un calo percentuale del 32%, rispetto al quale molti ora si interrogano.
È chiaro che il parametro anagrafico peggiorativo della quota 102 potrebbe aver giocato un ruolo chiave. La quota 100 permetteva infatti di ottenere l’accesso all’Inps a partire dai 62 anni di età con almeno 38 anni di versamenti. Con la nuova legge di bilancio il vincolo dell’età è salito a 64 anni.
Ma sul punto potrebbe aver pesato anche l’aspetto economico. Sebbene il sistema delle quote non presenti una penalizzazione diretta sull’assegno previdenziale, i minori contributi portano a maturare una pensione più bassa. Con il risultato di avere un taglio permanente durante la vecchiaia. Non è un caso quindi che molti insegnanti preferiscano attendere la maturazione dei requisiti ordinari di quiescenza.
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Pensione anticipata e ordinaria 2022: quali sono i parametri di riferimento
A tal proposito, ricordiamo che per maturare la pensione di vecchiaia nel corso del 2022 occorre attendere i 67 anni di età con almeno 20 anni di versamenti. La pensione anticipata della legge Fornero (detta di anzianità) prevede invece il raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne).
Vi sono poi altre opzioni sperimentali presenti in deroga, come ad esempio l’opzione donna. Quest’ultima permette di accedere all’Inps con almeno 35 anni di versamenti e 58 anni di età. Che salgono a 59 anni se nella propria storia lavorativa sono presenti versamenti da lavoro autonomo.
Ma l’agevolazione sconta il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Con la prospettiva di subire un taglio anche a doppia cifra percentuale sul futuro emolumento erogato dall’Inps.
Pensioni scuola 2022: i dati per Regione e le prospettive sulla nuova riforma delle pensioni
Dal punto di vista pratico, il calo delle richieste di accesso anticipato alla pensione nel comparto scuola è generalizzato. Alcune Regioni hanno registrato però numeri maggiormente significativi. Forse perché la stabilità dello stipendio garantito dalla scuola e le recenti difficoltà economiche dettate dalla pandemia hanno fatto propendere alcuni lavoratori per la prosecuzione dell’attività.
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In particolare, la Sardegna registra un calo delle richieste del 39%, mentre le Marche seguono al -38%. Anche in Veneto si registrano dati importanti, considerando che la percentuale arriva a toccare il -40%. Mentre il dato si attesta al -35% in Lombardia. Su queste cifre bisogna specificare che pesa anche l’incertezza rispetto alla prossima riforma delle pensioni.
A partire dal 2023 dovrebbero infatti essere disponibili nuove opzioni di accesso flessibile all’Inps. Molti lavoratori potrebbero quindi essere in attesa di capire in che modo evolverà la situazione. Tutto ciò, anche tenendo presente che una volta maturati i requisiti agevolati di accesso all’Inps, resta comunque la cristallizzazione del diritto. E quindi, la possibilità di accedere anche negli anni successivi alle medesime tipologie di prestazioni previdenziali.
Il problema delle cattedre scoperte e le nuove pensioni scuola 2022
D’altra parte, le uscite dalla scuola generano questioni da risolvere anche dal punto di vista occupazionale. Viste le richieste di accesso alla pensione giunte per il 2022, si stima che le cattedre scoperte per questa estate potrebbero arrivare a toccare le 75mila unità. Ai 50mila posti attualmente vacanti si aggiungono infatti i 24mila nuovi pensionamenti.
Per cercare di porre rimedio, la via maestra sarebbe quella dei concorsi ordinari. Ma la difficoltà oggettiva delle prove sta portando a un elevato numero di bocciati. Su circa 107mila richieste, per le scuole d’infanzia e primarie si sono registrati appena 31mila via libera. Il numero cala ulteriormente per la scuola secondaria, dove gli aspiranti docenti respinti hanno toccato il 90%.
Sul punto bisognerà quindi vedere se saranno presi provvedimenti in grado d’invertire la rotta. Anche considerando che i flussi relativi ai pensionamenti nella scuola continueranno a essere importanti nei prossimi anni.
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