Pensioni anticipate e legge Fornero, le ipotesi per il 2022: quota 102, quota 41 e contributivo dai 62 anni
Sulle pensioni anticipate si attende la presa di posizione del governo. Si moltiplicano le ipotesi sul tavolo di discussione, ma la soluzione potrebbe rendere comunque più difficile accedere alla pensione a partire dal 2022.
Sulle pensioni si è ancora in attesa di comprendere se si concretizzerà una vera riforma. Nel 2022 non sarà più in funzione la cosiddetta quota 100, che consente l’uscita agevolata a partire dai 62 anni di età e con 38 anni di versamenti. Un meccanismo che di fatto ha garantito fino a cinque anni di anticipo per chi doveva attendere il criterio anagrafico dell’assegno di vecchiaia. Il termine dell’opzione rischia però di riportare improvvisamente in funzione le regole decise con la legge Fornero.
Tutto ciò, con la seria possibilità che si realizzi uno scalone per coloro che non sono riusciti a maturare i requisiti della quota 100 entro il termine dell’anno. D’altra parte, le soluzioni che sono state ipotizzate finora puntano a calmierare la differenza che si verrebbe a creare tra chi maturerà i parametri di accesso all’Inps entro questo dicembre e chi invece dovrà andare in pensione con le regole presenti il prossimo anno.
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Le ultime dichiarazioni del governo: pronti al confronto
Sulla base dello scenario appena delineato emergono le ultime dichiarazioni in arrivo dal governo. A prendere posizione sul punto è stato recentemente il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il quale ha spiegato che le soluzioni dovranno risultare orientate “alla sostenibilità ed equità, in una prospettiva di lungo periodo”. Si punta quindi a un intervento strutturale, che possa costituire una soluzione definitiva alla necessità di maggiore flessibilità in uscita dal lavoro.
Secondo il ministro, “dovremo certamente tener conto di fattori condizionanti: l’andamento demografico. L’andamento del mercato del lavoro, con sempre più lavoratori precari e anziani. Il patto tra le generazioni, su cui si fonda il sistema a ripartizione. E nell’immediato, l’incertezza del mercato del lavoro post-Covid e la necessità di sostenere la ripresa economica”.
Tra le soluzioni citate ci sono i contratti di espansione e di solidarietà, sui quali si sta già intervenendo coni l DL Sostegni bis. I tecnici dell’esecutivo sono inoltre al lavoro per cercare soluzioni in favore dei lavoratori che vivono situazioni di svantaggio in età avanzata. Tutto ciò considerando che il mancato turn over penalizza anche le giovani generazioni. In ogni caso, entro il mese di giugno si dovrebbe cominciare a ragionare sulle prime soluzioni operative.
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Le ipotesi circolate sulle pensioni con l’azzeramento della quota 100
Stante la situazione, nelle scorse settimane sono comunque circolate sulla stampa specializzata le prime ipotesi di intervento nel settore previdenziale. Con l’azzeramento della quota 100 le principali opzioni di uscita sono quella di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contribuzione) e l’anticipata ordinaria della legge Fornero. Quest’ultima prevede almeno 42 anni e 10 mesi di contribuzione (un anno in meno per le donne). Le ipotesi di intervento parlano di una possibile quota 102, a partire dai 64 anni di età e 38 anni di versamenti. In alternativa ci sarebbe la cosiddetta quota 41 per tutti, che riguarda però solo i lavoratori precoci.
I tecnici sono al lavoro anche sull’ipotesi di estensione dell’opzione donna e dell’ape sociale. La prima richiede attualmente almeno 58 anni di età (un anno in più per le autonome) e 35 anni di versamenti, ma con il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. La seconda opzione permette l’uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età (con almeno 30-36 anni di versamenti), ma solo per coloro che rientrano in particolari casi di disagio.
Infine, un’ultima proposta è stata avanzata nelle scorse settimane dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico. In questo caso, si punta a garantire per una pensione anticipata a partire dai 62 anni, pagando però solo la quota contributiva dell’assegno. Mentre per ricevere la parte retributiva, bisognerà aspettare il compimento dei criteri previsti dalla legge Fornero (il vincolo anagrafico è fissato a 67 anni di età).
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