Pensioni anticipate 2022: nuovo incontro tra governo e sindacati sul post quota 100
La riforma delle pensioni vede riprendere le trattative tra governo e sindacati. Nella giornata di domani si riaprirà il tavolo negoziale tra le parti. I rappresentanti dei lavoratori in pressing da settimane per garantire maggiore flessibilità dopo la fine della quota 100.
Sulle pensioni anticipate si tornerà ad aprire il tavolo di confronto tra governo e sindacati nella giornata di domani. Le parti sociali sono ormai da settimane in pressing sull’esecutivo al fine di riallacciare la discussione relativa al post quota 100. L’opzione terminerà il prossimo 31 dicembre 2021. Senza un’alternativa valida, molti pensionandi potrebbero essere costretti a restare per anni sul proprio posto di lavoro, in attesa dei requisiti ordinari previsti con la legge Fornero.
Ma sullo sfondo resta evidente la necessità di un’azione più ampia di riforma e di apertura delle regole di accesso all’Inps. In questo senso, i prossimi mesi saranno comunque determinanti al fine di trovare un accordo sugli interventi legislativi. A partire dal prossimo settembre si comincerà infatti a discutere la nuova legge di bilancio 2022. L’impianto normativo rappresenterà il veicolo all’interno del quale inserire le misure di flessibilità previdenziale.
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Pensioni flessibili 2022, le richieste dei sindacati: uscite dai 62 anni e quota 41 per tutti
La posizione dei sindacati continua a essere basata su due principi chiari. Serve maggiore flessibilità per tutti i lavoratori a partire dai 62 anni di età. In alternativa, i lavoratori precoci devono poter ottenere la pensione anticipata a partire dai 41 anni di versamenti, indipendentemente dal requisito anagrafico. Quest’ultima opzione è ora disponibile solo per coloro che rientrano nelle situazioni di disagio indicate dal legislatore.
La piattaforma sindacale formata da Cgil, Cisl e Uil chiede poi di estendere le tutele già presenti in favore dei lavoratori più deboli. Il riferimento va, ad esempio, all’APE sociale. Quest’ultima garantisce tramite un’indennità l’uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età e con 30 o 36 anni di versamenti. Sullo sfondo c’è anche la prosecuzione dell’opzione donna, che consente l’accesso alla pensione con il calcolo contributivo dai 58 anni (59 anni per le autonome) con 35 anni di versamenti.
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Infine, i sindacati chiedono anche maggiori attenzione per i lavoratori più giovani inseriti nel sistema contributivo puro. In questo caso si domanda l’avvio di una pensione di garanzia, in modo da tutelare la capacità reddituale dell’assegno pensionistico. Mentre per chi è già in pensione si chiede il ripristino della piena rivalutazione degli assegni e l’estensione della 14ma mensilità.
Riforma pensioni 2022: l’attesa per le proposte d’intervento governative
Nel frattempo si cercherà di capire quali sono i reali propositi d’intervento da parte del governo. Gli scorsi giorni hanno visto tornare in via ufficiale l’ex ministra del lavoro Elsa Fornero tra i consulenti del governo. Il ministro Orlando avrà il difficile compito di trovare una quadra tra le richieste dei sindacati e le esigenze di tenuta del bilancio dell’Inps. Il governo è già al lavoro per avviare una serie di misure utili a disinnescare i problemi dovuti alla fine della quota 100.
Tra i provvedimenti in fase di sviluppo c’è anche la pace contributiva, che dovrebbe consentire ai lavoratori di recuperare i buchi nei versamenti dovuti a periodi che risultano senza contribuzione obbligatoria o figurativa. L’opzione dovrebbe rendere più accessibili i requisiti di accesso alla pensione previsti con l’attuale normativa. Questa possibilità andrebbe a unirsi al riscatto agevolato della laurea, utile a garantire la copertura dei buchi contributivi relativi al periodo degli studi universitari.
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