Pensione di vecchiaia: chi otterrà l’uscita nel 2023
Pensione di vecchiaia, i criteri anagrafici e contributivi resteranno invariati nel corso del 2023. L’adeguamento alla speranza di vita non ha infatti prodotto ulteriori modifiche ai parametri di quiescenza. Per il biennio 2023/2024, la pensione di vecchiaia continuerà quindi a maturare a partire dai 67 anni di età e 20 anni di versamenti. I vincoli di ingresso saranno invece da adeguare alla speranza di vita a partire dal 2025.
Infatti, l’obiettivo di pensionamento è stato progressivamente innalzato nel corso degli anni proprio in virtù del meccanismo di adeguamento. Ad esempio, nell’ormai lontano 2012 il vincolo anagrafico consentiva l’accesso alla pensione di vecchiaia a 66 anni. Nel 2013 il parametro è stato innalzato a 66 anni e 3 mesi, mentre nel 2019 ha raggiunto i 67 anni.
Le proiezioni indicano che nel 2025 serviranno 67 anni e 3 mesi di età per la pensione di vecchiaia. Valori che arriveranno a 67 anni e 6 mesi nel 2027 ed a 67 anni e 9 mesi nel 2029. Il riferimento, rispetto a quanto appena evidenziato, va ai lavoratori iscritti all’AGO o alle forme sostitutive ed esclusive della stessa. Nonché alla gestione separata.
Pensione di vecchiaia 2023: i casi dei lavoratori che hanno svolto attività gravose
Diverso ancora il caso di coloro che hanno svolto le attività gravose riconosciute dalla legge. Chi può dimostrare almeno 30 anni di contributi (effettivi) nel 2023 e 2024 potrà accedere alla pensione di vecchiaia a partire dai 66 anni e 7 mesi. Fermo restando il riconoscimento dell’attività gravosa da parte dell’Inps, rientrando all’interno di uno dei casi previsti dalla legge.
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Come funziona la pensione di vecchiaia 2023 per i lavoratori iscritti al contributivo puro
Ulteriori differenze sussistono per i lavoratori che risultano iscritti al sistema contributivo puro. In questo caso, occorre aver iniziato a versare a partire dal 1° gennaio 1996. L’età anagrafica per l’accesso alla pensione di vecchiaia 2023 è fissata a 71 anni di età, purché si dimostrino almeno 5 anni di versamenti effettivi.
In alternativa, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia anche con 67 anni di età e 20 anni di versamenti. In questo caso, è però fondamentale aver maturato una pensione uguale o superiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. Un ulteriore vincolo che non è presente qualora si attenda la maturazione dei 71 anni.
Pensione anticipata 2023: requisiti contributivi ordinari
In attesa di verificare quale sarà l’indirizzo scelto dal nuovo governo Meloni per la flessibilità previdenziale, restano in essere i criteri ordinari per la pensione anticipata decisi con la legge Fornero. In particolare, nel 2023 sarà possibile uscire con i soli vincoli contributivi a partire da 41 anni e 10 mesi di versamenti per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
I lavoratori inseriti nel sistema contributivo puro possono usufruire anche della pensione anticipata a partire dai 64 anni di età, purché abbiano versato almeno 20 anni di contributi. In aggiunta, serve aver maturato l’importo della soglia mensile (con un assegno uguale o superiore a 2,8 volte la pensione sociale).
Come funzionerà la pensione per i precoci nel 2023
Anche nel 2023 continuerà a rimanere valida l’opzione della quota 41, ovvero la pensione anticipata destinata ai lavoratori precoci. I requisiti contributivi prevedono la maturazione a partire dal prossimo 1° gennaio di almeno 41 anni di versamenti. Al contempo, occorre aver versato almeno un anno di contributi prima del 19mo anno di età.
Infine, è indispensabile rientrare all’interno di uno dei casi di tutela previsti dalla legge. L’opzione resterà in funzione con i medesimi parametri anche nel 2024, visto che i nuovi adeguamenti sono congelati fino al 1° gennaio 2027.
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Riforma pensioni, attesa sul rinnovo dell’Ape sociale, dell’opzione donna e della quota 102
Rispetto al quadro appena evidenziato, occorre sottolineare che l’eventuale proroga delle opzioni di flessibilità previdenziale in scadenza resta a discrezione del nuovo esecutivo. La prossima legge di bilancio dovrà infatti stabilire se portare avanti le diverse opzioni in scadenza. Tra queste c’è innanzitutto la quota 102, che terminerà il prossimo 31 dicembre 2022.
Parallelamente necessitano di una ulteriore proroga anche l’Ape sociale e l’Opzione Donna. Senza un eventuale rinnovo, anche questi due meccanismi di flessibilità previdenziale sono infatti destinati a terminare entro la fine dell’anno in corso.
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