Pensione di reversibilità e convivenza: indispensabile l’unione civile
Sulla pensione di reversibilità in convivenza arriva una nuova sentenza della Corte di Cassazione. È indispensabile l’unione civile, nel frattempo dall’Ocse si invita a tagliare questa tipologia di assegno.
Sull’istituto della pensione di reversibilità arrivano importanti aggiornamenti. La Corte di Cassazione ha infatti espresso una nuova sentenza (la numero 24694 del 2021), con un impatto rilevante rispetto all’attuale quadro normativo. All’interno del testo, i giudici hanno spiegato che la legge Cirinnà non potrà essere applicata in modo retroattivo per ottenere il trattamento previdenziale.
La questione ha riguardato, nello specifico, una pensione di vecchiaia erogata dall’ente di previdenza di architetti e ingegneri (Inarcassa). Ma il principio di funzionamento interessa tutta la collettività. In base a quanto rilevato dalla cassazione, le legge 76 del 2016 non è applicabile nel caso preso in esame. Questo perché la richiesta di pensione e il decesso del pensionato si sono concretizzate prima dell’entrata in vigore della norma.
Pensione di reversibilità: indispensabile l’unione civile
Per poter accedere alla pensione di reversibilità la convivenza non è sufficiente. Il partner superstite matura inoltre il diritto all’assegno solo all’interno di una coppia che risulta unita civilmente. La legge Cirinnà ha esteso il diritto alla reversibilità in favore del partner superstite, ma solo all’interno di questo caso specifico. La sentenza dei giudici costituzionali risulta quindi di parere opposto a quella emessa dalla Corte territoriale di Milano.
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Quest’ultima, nel caso specifico, aveva esteso l’assegno previdenziale di reversibilità facendo riferimento agli articoli 36 e 38 della Costituzione. In appoggio al principio costituzionale di un’esistenza libera e dignitosa, i giudici milanesi avevano indicato anche il principio solidaristico applicato alle unioni civili della già citata legge risalente al 2016. La Cassazione ha però chiuso il caso definitivamente, escludendo il partner dall’assegno previdenziale.
Il tema della pensione di reversibilità al centro dei rilievi Ocse
La questione della pensione di reversibilità è stata oggetto anche del recente report redatto dall’Ocse sullo stato dell’economia italiana. Secondo l’organizzazione internazionale, l’Italia deve operare una razionalizzazione su questa particolare tipologia di assegno previdenziale. In base ai dati raccolti, lo Stato spende il 2,4% del PIL per questa prestazione, quando la media delle altre nazioni si ferma all’1%.
Secondo i tecnici internazionali si tratta di una spesa eccessiva. Ma la questione è strettamente legata anche alle difficoltà presenti nel mercato del lavoro e al gender gap. Le ultime statistiche in arrivo dal mondo del lavoro indicano che solo il 48% delle donne attualmente ha un’occupazione lavorativa. Appare quindi evidente che l’istituto della reversibilità è fondamentale per assicurare una pensione a questa platea durante la vecchiaia.
Le donne italiane, in questa situazione, rischiano infatti di rimanere in età avanzata senza reddito qualora sopraggiunga la morte del coniuge. Lo Stato deve quindi riconoscere la reversibilità del reddito, anche considerando le condizioni peggiorative di maturazione dell’assegno dettate dall’introduzione della legge Fornero.
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Che cos’è la pensione di reversibilità e come funziona
La pensione ai superstiti rappresenta un meccanismo di tutela pensionistico che viene riconosciuto in presenza di specifiche condizioni al momento del decesso del primo titolare di trattamento. Può essere di reversibilità oppure indiretta. Quest’ultima è riconosciuta dall’Inps qualora siano stati accumulati almeno 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva.
In alternativa, viene erogata anche con 5 anni di anzianità e contributiva, dei quali almeno 3 versati nel quinquennio precedente alla data di decesso. È rivolta al coniuge o all’unito civilmente. L’istituto è valido anche per il coniuge divorziato, a condizione che sia titolare dell’assegno divorziale e non sia passato a nuove nozze.
È inoltre estesa ai figli minorenni alla data del decesso del dante causa e agli inabili al lavoro, oltre che ai figli maggiorenni studenti a carico del genitore al momento del decesso e fino al completamento degli studi (nei limiti della durata legale del corso)
Come funziona l’assegno di reversibilità erogato dall’Inps
Per quanto concerne l’importo spettante ai superstiti, quest’ultimo è pari a una quota percentuale della pensione già liquidata oppure che sarebbe spettata in favore dell’assicurato deceduto. L’Inps eroga attualmente il 60% dell’importo in favore del coniuge. Si arriva all’80% con un figlio o al 100% dell’assegno con due o più figli. Per gli iscritti alle casse di previdenza private, sarà necessario verificare le percentuali di reversibilità indicate all’interno dei singoli regolamenti.
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