Pensione con doppia uscita dai 63 anni dal 1° gennaio 2023?
In pensione con una doppia uscita a partire dai 63 anni di età. È questo lo scenario attualmente più discusso per garantire flessibilità ai lavoratori a partire dal 1° gennaio 2023. Una data che non appare casuale, visto che senza nuovi interventi molti lavoratori dovranno necessariamente attendere i parametri previsti dalla legge Fornero. La situazione appare difficile e sul punto prevale comunque un certo scetticismo.
Sul problema ha certamente pesato il contesto macroeconomico. E d’altra parte non appare confortante il fatto che all’interno del Def non vi sia alcun riferimento a una riforma del settore previdenziale. D’altra parte, entro il prossimo 31 dicembre terminerà la possibilità di aderire alla quota 102, nata proprio per evitare un ingiusto scalone nei confronti di coloro che non hanno maturato in tempo utile i requisiti della quota 100.
In pensione con l’ipotesi della doppia uscita a partire dal 2023
La flessibilità in uscita a partire dai 63 o 64 anni resta quindi garantita al momento solo fino al termine dell’anno in corso. L’ipotesi lanciata dal presidente dell’Inps e sul quale sono al lavoro i tecnici del governo è per l’erogazione di una doppia quota di pensione proprio a partire dall’età appena evidenziata.
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I lavoratori potrebbero quindi cominciare a percepire la parte contributiva dell’assegno a partire dai 63 anni. Per poi ricevere la pensione piena al raggiungimento della pensione di vecchiaia. La cui maturazione è fissata attualmente a 67 anni. In realtà, una misura simile è già disponibile per coloro che sono inseriti nel sistema contributivo puro, cioè che hanno iniziato a versare dal 1° gennaio 1996.
In questo caso però, la legge consente il prepensionamento con assegno pieno dai 64 anni, purché quest’ultimo risulti uguale o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Un vincolo che di fatto esclude i lavoratori che hanno vissuto una carriera discontinua o che percepiscono stipendi particolarmente bassi.
Pensione anticipata: il problema del calcolo contributivo puro
Proprio l’importo degli assegni potrebbe rappresentare un ostacolo a questa nuova formula di flessibilità previdenziale. Per molti lavoratori, cominciare a percepire la quota contributiva dai 63 o 64 anni potrebbe risultare irrilevante, considerando l’esiguità dell’assegno. Anche per questo la nuova misura di flessibilità previdenziale implicherebbe un vincolo di accesso parametrato all’assegno ricevuto.
Il principale problema resta la gestione del passaggio dal sistema misto al nuovo meccanismo di calcolo. A partire dal 2035 infatti tutte le pensioni saranno comunque calcolate in via esclusiva con il metodo contributivo. Con evidenti vantaggi per le casse dell’ente previdenziale, ma con grossi interrogativi sugli inevitabili riverberi sociali.
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I commenti del presidente Inps sul nuovo meccanismo per l’accesso alla pensione anticipata
Secondo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, la pensione anticipata con doppia uscita rappresenta “una proposta di flessibilità sostenibile finanziariamente e che lascia invariati i pilastri fondamentali del sistema contributivo”. Dal punto di vista pratico, “si riceverebbe l’intera pensione in due tempi. Mi pare sia questo l’alveo entro il quale si possono fare proposte di flessibilità”.
La risposta della politica risulta però poco chiara. Il governo non solo non si è ancora espresso con chiarezza sul punto, ma ha anche congelato il confronto con i sindacati in merito alla flessibilità previdenziale.
Rispetto alle diverse proposte presenti sul tavolo, il piano avanzato dall’esponente dell’ente previdenziale appare quello maggiormente sostenibile dal punto di vista delle coperture. Il costo per l’operazione corrisponderebbe a circa 400 milioni di euro nel primo anno. Con un risparmio importante per le casse pubbliche, visto che l’intervento consente una riduzione del 70% delle risorse rispetto alla quota 100.
Il problema demografico e la necessità di garantire un sostegno a chi vive situazioni di disagio
L’eventuale opzione della pensione anticipata con doppia uscita dovrebbe però accompagnarsi in ogni caso al rinnovo delle misure di flessibilità in scadenza e pensate per chi vive situazioni di svantaggio o disagio sul lavoro. Si pensi, ad esempio, all’Ape sociale o all’opzione donna. Misure che sono in attesa di rinnovo e che dovranno necessariamente essere discusse all’interno della prossima legge di bilancio.
Trovare la quadratura del cerchio non sarà comunque facile, anche considerando il drammatico scenario economico e demografico che caratterizza il Paese. Secondo gli ultimi aggiornamenti forniti dall’Istat, nel corso del 2021 si è toccato i livello più basso di nascite della storia (con appena 390mila nuove unità). È chiaro che la spesa previdenziale nel lungo termine dovrà necessariamente essere contenuta per mantenere il sistema sostenibile.
Anche per questo motivo il governo non sembra pronto a cedere sull’adozione del calcolo contributivo della pensione. Se ci sarà una nuova flessibilità previdenziale nel prossimo anno, questa dovrà necessariamente tenere conto del meccanismo attuariale avvallato dalla legge Fornero nell’ormai lontano 2011.
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