Pensione anticipata con Quota 41: criteri e requisiti, ecco quando è possibile nel 2021
La pensione anticipata con la quota 41 resta possibile nel corso del 2021, ma non per tutti. I lavoratori chiedono da tempo l’estensione dell’opzione in favore di tutta la platea con la nuova riforma, ma i casi possibili restano limitati.
Anche nel 2021 resta possibile ottenere la pensione anticipata tramite quota 41, ma solo per pochi lavoratori. Ad avere accesso alla platea è infatti una quota ristretta di coloro che effettuano versamenti all’Inps. La legge prevede uno sconto contributivo in favore di coloro che vivono condizioni di disagio, nonostante chiunque abbia accumulato oltre quattro decenni di versamenti alle proprie spalle attorno ai 60 anni rientri comunque nel caso del lavoro precoce.
Le regole ordinarie per l’accesso alla pensione anticipata prevedono invece di raggiungere almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini. Le donne possono beneficiare di uno sconto di un anno, ottenendo l’uscita dal lavoro a partire dai 41 anni e 10 mesi di contribuzione. L’ulteriore canale dei 41 anni di versamenti continua a presentare quindi vincoli importanti anche nel corso del 2021.
Pensioni anticipate per precoci con 41 anni di contributi nel 2021
Dal punto di vista pratico, chi vuole ottenere la quota 41 nell’anno in corso dovrà innanzitutto aver maturato almeno un anno di versamenti prima del compimento del 19mo anno di età. Quest’ultimi potranno essere anche non continuativi, ma devono essere certificati prima del 31 dicembre 1995. La soglia rappresenta il passaggio dal sistema retributivo misto a quello contributivo puro.
Leggi anche: Come i conti correnti online stanno cambiando le abitudini di spesa dei consumatori
Oltre a questo primo vincolo, i potenziali richiedenti dovranno anche rientrare all’interno di uno dei profili meritevoli di tutela indicati dal legislatore. Tra questi troviamo innanzitutto i disoccupati di lungo termine. Serve quindi aver cessato il rapporto di lavoro e aver esaurito da almeno tre mesi l’indennità di disoccupazione. In secondo luogo troviamo i cosiddetti caregiver, ovvero coloro che assistono un parente o affine di secondo grado con gravi patologie invalidanti.
Vi sono poi i lavoratori con un’invalidità civile uguale o superiore al 74%, riconosciuta attraverso un’apposita commissione medica. Infine, troviamo i lavoratori dipendenti che hanno svolto le attività gravose o usuranti riconosciute dalla legge. Quest’ultime devono essere riconosciute per almeno sei anni continuativi negli ultimi sette, oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci.
La platea dei lavoratori che possono andare in pensione con la quota 41 resta limitata
Stante la situazione appena riportata, appare evidente che i numerosi vincoli presenti nella normativa restringono fortemente la platea dei lavoratori che possono accedere alla pensione anticipata tramite quota 41. Il beneficio è rivolto a tutti i lavoratori iscritti all’Ago o ai fondi sostitutivi, mentre sono escluse le casse professionali e le gestioni previdenziali private.
Da tempo i lavoratori precoci chiedono un’estensione a tutta la platea della quota 41, oppure in alternativa un allargamento dei potenziali beneficiari. Si punta quindi a un allentamento dei requisiti stringenti riportati nell’articolo. Il problema di fondo resta però la disponibilità di risorse da destinare all’operazione.
Potrebbe interessarti: Licenziamento durante malattia, è possibile? Cosa succede se si supera il limite
La questione non appare di facile soluzione, ma un intervento in tal senso è comunque atteso con la riforma complessiva del sistema previdenziale. Quest’ultima dovrebbe concretizzarsi a partire dal 2022, vista la necessità di un intervento per via delle numerose opzioni sperimentali in scadenza al termine dell’anno corrente. Si prendano ad esempio la quota 100, l’Ape sociale o l’opzione donna.
Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl