Pensione Anticipata 2023, contratto di espansione prorogato: come ottenere lo scivolo di 5 anni
Pensioni 2023, il Decreto Lavoro ha prorogato il contratto di espansione che altrimenti sarebbe scaduto a fine anno. Sarà quindi ancora possibile fino al 2025, anticipare l’uscita dal lavoro con uno scivolo di 5 anni. E chi non rientra nei requisiti, in attesa della pensione INPS può ottenere una riduzione di orario con lo stesso stipendio grazie agli ammortizzatori sociali. Vediamo come funziona questa opzione e chi può sfruttarla per il prepensionamento.
Pensioni anticipate, proroga contratto di espansione fino al 2025
Sulle pensioni il governo aveva già annunciato in occasione della presentazione del DEF, che per una vera e propria riforma si dovrà attendere qualche mese in più. Probabilmente, solo dopo dopo settembre si potrà capire se ci sono le risorse necessarie alla copertura di altre opzioni per uscire anticipatamente dal lavoro oltre a quelle già previste.
Ma alcune soluzioni erano in scadenza, pertanto nel Decreto Lavoro, che sarà presto approvato, è stata inserita qualche salvaguardia per permettere ad alcuni lavoratori di continuare a sfruttare alcune misure per il prepensionamento. In questo caso parliamo del contratto di espansione che è stato prorogato. Quindi lo scivolo anticipato di 5 anni rispetto al maturamento dei requisiti necessari alla pensione di vecchiaia potrà essere utilizzato fino al 2025. Per tutti i dipendenti che rientrano in determinate categorie aziendali.
Quali aziende rientrano nel contratto di espansione
Per ottenere l’accordo e garantire lo scivolo pensionistico, le aziende dovranno avere un organico dipendenti superiore a 50 unità. Oltre a questo c’è da stipulare un accordo congiunto con sindacati, rappresentanze aziendali e Ministero del Lavoro, nel quale si prospetta un piano di riorganizzazione aziendale. Il contratto di solidarietà infatti è stato pensato per facilitare il ricambio generazionale nelle imprese, quindi per aiutare le stesse ad acquisire giovani talenti qualificati.
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Senza però penalizzare i vecchi dipendenti che in questo modo possono smettere di lavorare prima ottenendo un’indennità mensile sostitutiva fino a quando non raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia. Le grandi aziende, che hanno più di 1000 dipendenti invece, devono impegnarsi ad effettuare nuove assunzioni, almeno una ogni tre dipendenti che firmano l’accordo per il prepensionamento.
Come funziona lo scivolo di 5 anni
Il lavoratore che intende sfruttare lo scivolo di 5 anni e uscire dal lavoro prima senza perdere l’indennità mensile, può utilizzare l’ammortizzatore sociale che garantisce una somma erogata fino al raggiungimento dell’età per la pensione INPS di vecchiaia. 60 mesi prima del previsto. Quindi con soli 62 anni di età, rispetto ai classici 67 anni e 20 di contributi.
Per usare il contratto di espansione bisogna presentare in accordo con l’azienda un piano di esodo. Questo poi sarà inviato dal datore di lavoro all’INPS che anticiperà la prestazione di accompagnamento. Cioè l’indennità mensile che il lavoratore percepirà fino a quando non saranno maturati i requisiti per la pensione. Il trattamento è calcolato in base a quanto maturato ai fini pensionistici, al momento della risoluzione del contratto di lavoro.
Quanto si percepisce al mese con il contratto di espansione?
Il contratto di espansione, se da una parte permette al lavoratore di andare in pensione anticipata di ben 5 anni, dall’altra presenta un problema. L’importo del trattamento è minore rispetto a quanto si percepirebbe con l’indennità previdenziale INPS. Si rischia infatti di perdere dal 15 al 22% della somma altrimenti prevista. Una perdita economica infatti va considerata nel valutare pro e contro di questo accordo.
La poca convenienza è determinata da minore versamento di contributi dal datore di lavoro, nonchè dal minore importo del TFR maturato. Però c’è una soluzione intermedia. Chi infatti non riesce a raggiungere il requisito dei 5 anni anticipati alla pensione, può sempre richiedere la riduzione di orario. L’azienda potrà concedere fino al 30% in meno sull’orario mensile, settimanale o giornaliero, senza tagli allo stipendio, grazie all’integrazione salariale straordinaria prevista dagli ammortizzatori sociali.
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