Baby Pensioni, scandalo INPS che pesa ancora oggi? Cosa sono e quanto ci costano
Le baby pensioni che continuano a essere erogate in Italia sono molte, e il presidente INPS Tridico ci svela qual è stato il costo reale delle baby pensioni per lo stato italiano.
Sebbene abbiano un importo medio relativamente basso, le baby pensioni in Italia sono quasi 256.000. Queste pensioni (molto) anticipate sono state perlopiù concesse tra il 1970 e il 1980, in un periodo in cui c’era il boom economico e il sistema previdenziale pensionistico era in evoluzione.
Ma vediamo quanto costano le baby pensioni allo stato italiano, e quali sono le prospettive di riforma per diminuire l’impatto delle baby pensioni sul bilancio statale.
Baby pensioni: come funzionano
Lo scenario economico, politico e sociale dei primi anni ‘70 era notoriamente molto diverso da quello attuale, ed è stato proprio nel 1973 che venne introdotta la prima baby pensione. In quell’anno, le donne con figli che avevano maturato 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi pensionistici, potevano già andare in pensione.
La baby pensione per gli uomini, invece, permetteva di uscire dal mercato del lavoro con 19 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi. Tutto questo contribuì ad abbassare notevolmente l’età dei pensionati, che con questi requisiti andavano in pensione davvero molto giovani.
Il presidente Tridico, a tal proposito, fa notare che il periodo medio di contributi versati dai baby pensionati deceduti è stata di 22 anni per le donne e 25 per gli uomini. Il periodo in cui hanno ricevuto la pensione, invece, è stato di 26 anni per gli uomini e 28 per le donne.
Il costo attuale delle baby pensioni
Attualmente, le baby pensioni che continuano ad essere erogate hanno un valore medio di 1.335 euro per gli uomini e 1.152 euro per le donne. Anche se la media complessiva, pari a 1.187 euro al mese, non è molto alta, il costo per lo stato non è indifferente.
Storicamente, le baby pensioni sono costate alle casse dello stato ben 130 miliardi di euro che, al netto delle persone scomparse nel tempo, diventano 102 miliardi. Ogni anno l’INPS eroga 185.000 assegni pensionistici per i baby pensionati, per una somma complessiva a carico dell’erario pari a 2,9 miliardi di euro ogni anno.
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Di questi, 149.000 assegni vanno alle donne e 36.000 agli uomini. Una situazione che rispecchia l’aspettativa di vita delle donne, che in media vivono 4 anni in più degli uomini.
Inoltre bisogna considerare anche il fatto che gli uomini potevano andare uscire dal mondo del lavoro con le baby pensioni in seguito al versamento di 19 anni di contributi, e le donne 14. Infine, in riferimento all’età media dei baby pensionati, bisogna dire che gli uomini hanno in media 45 anni, mentre le donne 42.
Prospettive di riforma delle baby pensioni
Secondo il presidente dell’INPS Tridico, le baby pensioni costano molto allo stato italiano, ma i baby pensionati non hanno colpe particolari. Il problema di queste modalità di pensioni anticipate è che sono state introdotte in un periodo molto diverso da quello attuale, in maniera davvero poco lungimirante. Di conseguenza, se si dovesse operare una riforma delle baby pensioni, Tridico rassicura che chi percepisce uno di questi assegni, continuerebbe a farlo.
Quello che si può fare, invece, è intervenire con una riforma concreta del lavoro, che provochi un incremento del tasso di occupazione, parità di genere tra lavoratori. Un altro punto sul quale intervenire è la lotta alla precarietà, garantendo una continuità lavorativa che contribuisca a rafforzare definitivamente il sistema contributivo previdenziale.
Per raggiungere questo obiettivo, ambizioso ma necessario, il presidente Tridico auspica che il governo si attivi presto per dare impulso al dialogo tra le parti in causa. Solo attraverso lo strumento del dialogo si potranno individuare le soluzioni adatte per effettuare una riforma concreta e un piano a lungo termine. Attraverso il confronto tra governo, sindacati e cittadini, infatti, si potrà attuare una riforma del sistema previdenziale tanto efficace quanto equa.
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