NASpI: se mi licenzio ho diritto all’indennità? Quando è possibile e come dimostrarlo

Autore:
Valentina Simonetti
  • Esperta di Bonus, Fisco, Pensioni e Redditi
  • Autrice esperta di welfare ed economia aziendale
21/05/2023

NASpI: se mi licenzio ho diritto all’indennità? Quando è possibile e come dimostrarlo

Chi perde il posto di lavoro involontariamente ha diritto alle indennità di disoccupazione previste dalle legge. Quindi, se si danno le dimissioni volontarie non spetta nulla? Non è sempre così. Ci sono infatti alcuni casi in cui è possibile licenziarsi e mantenere il diritto alla Naspi. Vediamo quali sono.

Quando si ha diritto alle indennità di disoccupazione?

Le indennità di disoccupazione, Naspi, Dis-Coll, Disoccupazione Agricola o Indennità di mobilità, sono tutte prestazioni che lo stato offre a tutti coloro che perdono il lavoro in maniera involontaria. Pertanto, per acquisirne il diritto, occorre che l’azienda licenzi direttamente il dipendente per vari motivi, riduzione di personale, fine contratto a termine, fallimento o comunque negli altri casi previsti dalla legge.

Pertanto, chi decide di lasciare il lavoro volontariamente, non ha diritto all’assegno mensile. Ma non sempre. A volte infatti può succedere che il lavoratore sia in qualche modo costretto ad andarsene. E questo può spesso avvenire anche per motivi indipendenti dalla sua volontà. Quindi in alcuni casi è possibile conservare il diritto alla disoccupazione, perchè sono previste delle clausole per tutelare i dipendenti in caso di abusi o comportamenti scorretti delle imprese.


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Dimissioni e Naspi, quando è possibile?

Dare le dimissioni e successivamente chiedere la Naspi è possibile. Nel caso in cui il licenziamento volontario sia avvenuto per giusta causa. Le motivazioni devono basarsi su fatti oggettivi, ed eventualmente dimostrabili. E prevedono alcuni comportamenti scorretti da parte del datore di lavoro, o mancate comunicazioni fatte dall’azienda. Ecco quali sono le principali:

  • Mobbing
  • Molestie sessuali
  • Mancato pagamento di più mensilità dello stipendio consecutive
  • Mancata retribuzione di straordinari
  • Modifiche non concordate all’orario di lavoro peggiorative
  • Modifiche delle mansioni e delle condizioni di lavoro (sempre non concordate)
  • Spostamento in altra sede senza motivi giustificati
  • Non rispetto delle misure di sicurezza sul lavoro.

Ovviamente tutte queste motivazioni, o altre comunque gravi di mancanze di rispetto, discriminazione, o altro, dovranno essere inserite direttamente nella procedura di dimissioni.

Come dimostrare le dimissioni per giusta causa

Per dare le dimissioni e contemporaneamente dichiarare che queste sono per giusta causa, occorre fare attenzione ad alcuni particolari. Principalmente si dovranno avere  prove o testimoni dello scorretto comportamento, perchè in caso di controversia, il datore di lavoro potrebbe anche procedere con una causa legale e quindi si dovrà dimostrare di avere ragione in tribunale. Ma inizialmente la procedura da fare è molto semplice. Basta andare sul sito del Ministero del Lavoro, dove c’è la sezione per dare le dimissioni online.

Nel modulo campo note inserire una breve descrizione a prova che il licenziamento sia volontario e per giusta causa. Una volta rese effettive, si potrà andare a richiedere la Naspi. Sarà bene inviare una mail contestualmente alla richiesta di disoccupazione all’Istituto di previdenza per fare presente che c’è una giusta causa. L’INPS infatti potrebbe contestare la procedura ed avviare un contenzioso bloccando la domanda.

Licenziamento disciplinare

La disoccupazione spetta anche a chi si fa licenziare per motivi disciplinari, cioè per gravi inadempienze del lavoratore. Queste prevedono:

  • Mancato svolgimento delle proprie attività
  • Reati come furti o violenze nell’ambiente di lavoro
  • Comportamenti scorretti o abuso di permessi per legge 104
  • Assenze ingiustificate

C’è però da fare molta attenzione su questo ultimo punto. Il governo infatti ha introdotto un nuovo decreto anti furbetti, per colpire chi non si presenta a lavoro appositamente per farsi licenziare e chiedere la Naspi. La legge ora prevede che in caso di assenze oltre i cinque giorni il lavoratore si intende licenziato per sua volontà. Avviene una procedura d’ufficio come quella delle dimissioni volontarie. Inoltre bisogna ricordare, che, a seconda della gravità dei casi, la procedura di licenziamento disciplinare può comportare anche una denuncia, se il datore di lavoro ritiene di aver subìto un danno.

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