Partita IVA, aspra sanzione per chi chiude prima dei controlli: cosa fare per evitarla
Per chi ha una partita IVA aperta ci sono delle brutte notizie in arrivo. Come previsto dalla Legge di Bilancio 2023, a breve partiranno i controlli per l’apertura di nuove partite IVA.
L’obiettivo di questa nuova stagione di accertamenti è quella di contrastare l’evasione fiscale, esercitata purtroppo da una specifica tipologia di partita IVA, che a causa loro sta mettendo in crisi tutta la categoria.
Anche perché in questa nuova stagione si parla di sanzioni molto pesanti, che partono da 3.000 euro e possono arrivare anche alla cessazione della partita IVA.
Partite IVA sotto l’occhio dell’Agenzia, sanzioni da 3000 euro
Il Governo Meloni ha voluto garantire alle partite IVA in regime forfettario una fascia di reddito imponibile più estesa. E così ha fatto,
col passaggio al limite massimo di 85.000 euro per la tassazione IRPEF “flat tax” al 5-15%.
Ma al tempo stesso il Governo non vuole più permette ad alcune partite IVA la possibilità di frodare il fisco. Infatti, nella Legge di Bilancio 2023, tra le misure di contrasto all’evasione fiscale, il Governo ha previsto una intensificazione dei controlli per arginare il fenomeno delle cosiddette partite IVA apri e chiudi.
Per questo l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il 17 maggio 2023 il provvedimento n. 156803. In essi sono riassunti tutti i criteri, le modalità e i termini per l’analisi del rischio e il controllo per l’apertura di nuove partite IVA.
Perché da oggi i controlli verranno intensificati, soprattutto in merito ai requisiti soggettivi e/o oggettivi e di eventuali violazioni. Così facendo, si potranno individuare i soggetti che mostrano già all’apertura della Partita IVA eventuali criticità o anomalie.
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Partite IVA, cosa succede a livello fiscale
Da anni le partite IVA sono malviste perché accusate di essere quelle che “non pagano le tasse”, o che evadono più di tutti gli altri.
In realtà nel mondo delle Partite IVA ci sono casi di soggetti che sfruttano il regime fiscale della partita IVA per pagare meno imposte possibili, o addirittura dei sotterfugi per incassare lecitamente le entrate lorde e poi non provvedere agli oneri fiscali e previdenziali.
Questo è il caso delle cosiddette “partite IVA apri e chiudi”, ovvero quelle società e professionisti che richiedono l’apertura della partita IVA, cessano l’attività prima di versare le imposte dovute.
Così facendo, possono accreditare in maniera totalmente legale tutte le entrate che vogliono, e poi dichiarare la chiusura, potendo così evitare il pagamento delle imposte.
Partite IVA, ecco cosa fare
Se si apre una partita IVA da oggi, l’Agenzia delle Entrate provvederà ad una valutazione complessiva del richiedente, così da individuale elementi di rischio, come ad esempio:
- la figura del richiedente (titolare di una ditta, autonomo, rappresentante legale…),
- la tipologia dell’attività (eventuali anomalie economico-contabili, strumentali a gravi o sistematiche condotte evasive);
- la posizione fiscale del richiedente (eventuali gravi o sistematiche violazioni delle norme tributarie).
In pratica viene analizzato lo storico economico-tributario del richiedente. Se l’Agenzia individua degli elementi di rischio, il richiedente dovrà presentarsi di persona presso l’ufficio competente, secondo le modalità e i tempi previsti dall’ordinamento tributario, per verificare la propria posizione, con relativa presentazione della documentazione richiesta.
Se il richiedente non si presenta in seguito alla convocazione oppure non fornisce gli elementi necessari a dimostrare l’infondatezza del rischio, scattano le sanzioni.
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Partite IVA, quali sono le sanzioni
Se il richiedente dimostra l’infondatezza del rischio, potrà continuare la sua attività senza alcun problema dall’Agenzia delle Entrate.
Altrimenti, l’Agenzia lo segnalerà come “partita IVA apri e chiudi”, e scatterà il regime sanzionatorio. L’Agenzia provvederà a notificare allo stesso il provvedimento di cessazione della partita IVA, con sanzione accessoria pari a 3.000 euro.
Con la chiusura della partita IVA in tali condizioni, il richiedente potrà riaprirla soltanto presentando una polizza fideiussoria o una fideiussione bancaria di tre anni non inferiore a 50.000 euro.
Ma questa somma è richiesta nel caso in cui siano state commesse violazioni fiscali prima dell’emanazione del provvedimento di cessazione.
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