Aumento stipendi 2023, sgravio contributivo busta paga: a chi spetta e come funziona

Autore:
Niccolò Mencucci
07/02/2023

Aumento stipendi 2023, sgravio contributivo busta paga: a chi spetta e come funziona

Per gli stipendi 2023 sono in arrivo una serie di aumenti, grazie alle nuove disposizioni della Legge di Bilancio 2023. In particolar modo, si prevede una misura di sostegno economico per i lavoratori dipendenti.

In molti hanno salutato questo aumento come un buon punto di inizio per aumentare i salari e così facendo anche il potere d’acquisto della classe media, specie a causa dei danni dovuti dalla pandemia da Covid e dall’iperinflazione dell’ultimo anno.

Vediamo meglio in cosa consiste questo aumento per gli stipendi 2023, e a chi spetterà. E soprattutto cosa cambierà rispetto all’anno precedente.

Aumento stipendi 2023, sgravio contributivo in busta paga

Gli aumenti degli stipendi 2023 sono stati permessi grazie ad una serie di sgravi contributivi in busta paga. Riguarderanno la componente contributiva prevista nelle buste paga, quella comunemente etichettata come IVS, ovvero i contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori.

Per il 2023 si stima una riduzione del 2% di tali contributi, se non del 3% in alcuni casi. Questo sgravio fiscale è previsto per tutte e 13 le mensilità della busta paga annuale, ovvero comprensivo dei periodi di paga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023.

Aumento stipendi 2023, come funziona

L’aumento degli stipendi 2023 è in poche parole una riduzione della quota contributiva prevista nel lordo della busta paga. Ogni stipendiato ha una busta paga in lordo, dalla quale vengono detratti l’imposta IRPEF e quelle regionali/comunali, più i contributi a carico del lavoratore (IVS).

Per aumentare gli stipendi è stata ridotta tale quota, così da aumentare teoricamente l’importo netto spettante al lavoratore e migliorare sensibilmente il suo potere d’acquisto, impoverito a causa degli ultimi anni di crisi economica e pandemica.

Ovviamente, essendo un aiuto da parte dello Stato, per compensare alla perdita contributiva si è dovuto fare ricorso a delle risorse statali, dato che come intervento generalizzato s’è rivolto a tutti i rapporti di lavoro, instaurati in ogni settore economico del Paese.


Leggi anche: Come i conti correnti online stanno cambiando le abitudini di spesa dei consumatori

Aumento stipendi 2023, a chi spetta

Tale aumento degli stipendi 2023, come si può evincere facilmente, non riguarderà lavoratori occasionali o autonomi, ma solo i lavoratori dipendenti sottoposti a tale regime contributivo.

Pertanto, tale agevolazione si applica per tutti i rapporti di lavoro dipendente, ma saranno esclusi all’interno di questi rapporti quelli di tipo domestico, a differenza di quanto previsto nel caso del Bonus IRPEF 2023.

Più precisamente, all’interno dei vari rapporti di lavoro dipendente, si potrà beneficiare dello sgravio contributivo soltanto se la retribuzione imponibile non supera tot euro mensili. Per la precisione:

  • la misura del 2 % è solo per chi ha una retribuzione imponibile non eccedente l’importo mensile di 2.692 euro,
  • la misura di 3% è solo per chi ha una retribuzione imponibile non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro.

Ricordiamo che il calcolo viene parametrato dal rateo annuale di tredici mensilità, quelle vigenti nei contratti da lavoratore dipendente.

Aumento stipendi 2023, cosa cambia

Rispetto a quanto disposto nella Legge di Bilancio 2022, viene riconfermato lo sgravio fiscale già previsto dal Governo Draghi, ma solo con un aumento fino al 3% se si ha una retribuzione imponibile inferiore a 1.923 euro mensili.

A questo si aggiunge però la possibilità di accumulare tale sgravio con altri esoneri contributivi previsti dalla vigente legislazione, ma sempre nei limiti della contribuzione complessivamente dovuta dal datore di lavoro e dal lavoratore.

Un esempio è nel caso dell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per le lavoratrici-madri dipendenti del settore privato. Sarà accumulabile solo se queste ultime sono rientrate in servizio entro il 31 dicembre 2022. E invece di limitarsi al 50%, dal 2023 si potrà beneficiare di un esonero completo.

Ricordiamo che in sede di Modello 730 2023 si potrà beneficiare di un conguaglio favorevole qualora l’ammontare delle detrazioni fiscali (e non) permetta di andare in positivo, così da avere un rimborso direttamente in busta paga.

Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl