IRPEF, aumenti in busta paga con la nuova riforma: cosa cambia e per quali lavoratori
La riforma dell’IRPEF avrà quasi certamente l’effetto di produrre un aumento in busta paga per alcuni lavoratori.
Con ogni probabilità, la riforma arriverà in consiglio dei ministri a marzo, ma il ministro dell’economia è già al lavoro su alcune ipotesi di intervento ben precise.
Le ipotesi di riforma toccano in maniera differente le aliquote IRPEF per scaglioni di reddito, ma i primi rumors ci consentono già di sapere chi potrebbe guadagnarci di più. Ecco quali sono le prospettive di aumento in busta paga e per quali lavoratori opereranno.
Buste paga: cosa cambia dopo la riforma IRPEF
Attualmente le ipotesi di cambiamento sul tavolo sono due, ma entrambe hanno un punto in comune: la riforma manterrà i tre scaglioni di reddito imponibile, con delle modifiche dal più basso al più alto.
Secondo la prima ipotesi, infatti, il primo Scaglione di reddito imponibile, dalla no tax area fino a 15.000 euro, non subirebbe modifiche sostanziali, e rimarrebbe al 23%.
Per quanto riguarda invece il secondo intervallo di reddito imponibile, esso subirebbe delle modifiche sul massimo importo imponibile. In particolare, lo scaglione di reddito dai 15.000 ai 50.000 euro con la riforma si passerebbe da una tassazione pari al 25% al 28%. L’ultimo intervallo di reddito imponibile, invece, che riguarda i redditi dai 50.000 euro in su, rimarrebbe invariato al 43%.
La seconda ipotesi di riforma IRPEF
La seconda tra le due ipotesi, invece, dovrebbe intervenire sempre sui tre scaglioni di reddito imponibile, ma sul primo e sul secondo intervallo ci sarebbero delle modifiche sostanziali.
Il primo Scaglione, in particolare, arriverebbe non più a 15.000 euro, ma a 28.000 euro massimi, con un’aliquota pari al 23%.
Il secondo scaglione, invece, da 28.000 euro arriverebbe a 50.000 euro, e l’aliquota passerebbe al 33%. Infine, anche in questa seconda ipotesi, il terzo scaglione non subirebbe nessuna notifica, con un’aliquota pari al 43%.
Chi ci guadagna dopo la riforma
A subire le modifiche saranno i lavoratori che pagano l’IRPEF in maniera ordinaria. Questo sistema non varrebbe infatti per chi gode di regimi diversi da quello ordinario, come ad esempio i lavoratori che sono in regime forfettario.
Per quanto riguarda le conseguenze nello specifico, Buscema, esperto della fondazione studi consulenti del lavoro, ci dice cosa potrebbe accadere se si intervenisse col secondo scenario appena indicato.
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In quel secondo caso, infatti, tutti i contribuenti potrebbero ottenere un risparmio di spesa tangibile. Nel primo caso, invece, si aumenterebbe l’imposta lorda per i redditi fino a 34.000 e ci sarebbe una disparità di fatto.
Nella prima ipotesi, bisognerebbe aumentare le detrazioni fiscali per evitare che tutti subiscano un ingiusto rincaro dell’imposta.
Le simulazioni sul reddito post riforma
Per tutte le ipotesi appena presentate, il Corriere propone una simulazione su alcuni redditi. In particolare, il Corriere parte dalla prima ipotesi, e il primo importo scelto è pari a 20.000 euro annui.
In questo caso, la modifica dell’imposta porterebbe portare, dopo gli in busta del mese scorso ad una maggiorazione di 150 euro, pari al 2% della retribuzione mensile. Se invece si ha un reddito fino a 50 mila euro, il risparmio sarebbe di 1.150 euro. Rispetto ad oggi, chi possiede un reddito così alto andrebbe a pagare l’8% in meno.
La simulazione dei cambiamenti con la seconda ipotesi di riforma, invece, porta dei risultati diversi, e conferma che il secondo scenario sarebbe più vantaggioso per tutti gli scaglioni di reddito. Nel primo caso, infatti, il vantaggio è positivo soprattutto per i redditi più elevati.
In particolare, su un reddito da 20.000 euro ci sarebbe una riduzione dell’imposta pari a 100 euro, che porta a un aumento di circa l’1% della retribuzione.
Se invece si ha un reddito di pari a 50.000 euro, la riduzione diventa del 4% circa, e frutterebbe un aumento del reddito percepito pari a 700 euro, che dunque vanno nelle disponibilità del contribuente.
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