Bonus acqua potabile 2023, domande su importi fino a 5000 euro per ogni immobile: requisiti, come richiederlo all’Agenzia delle Entrate, scadenza
Il bonus acqua potabile è stato prorogato dalla legge di Bilancio per tutto l’anno 2023. Si tratta di un credito fiscale del 50% per l’acquisto di sistemi avanzati per filtrare e rendere più pura l’acqua del rubinetto, e per ridurne il consumo. L’agevolazione può essere richiesta sia dai privati che dai possessori di partita iva, ed il risparmio può arrivare fino a 2500 euro. Vengono inoltre definiti importi per immobile, termini per la presentazione delle richieste all’Agenzia delle Entrate, e requisiti dei soggetti richiedenti. Vediamo quindi chi può fare domanda per ottenere lo sconto e la corretta procedura per inserire gli importi online.
Bonus acqua potabile: come funziona
Il bonus acqua potabile permette di scaricare i costi già sostenuti per i sistemi di filtraggio dell’acqua di rubinetto. Sono validi anche gli acquisti per mineralizzazione, raffreddamento e depurazione.
Chi ottiene questo bonus può risparmiare sulla spesa già effettuata, ma anche sulla successiva bolletta dell’acqua, in quanto questi sistemi una volta installati permettono non solo di migliorare la qualità dell’acqua da bere, ma anche di ridurne il volume consumato. Oltre a questo, è un bonus che promuove l’ecologia e la sostenibilità perchè riduce sensibilmente l’utilizzo di bottiglie e contenitori in plastica.
Richiedere il bonus è molto semplice, una volta comunicati gli importi, chi ha diritto allo sconto del 50% potrà ottenere il rimborso direttamente come credito in dichiarazione dei redditi modello 730, o se si tratta di un’impresa, avere la compensazione a credito da utilizzare tramite modello F24. Ecco quali sono i requisiti da rispettare.
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Bonus acqua potabile: i requisiti
Chi ha diritto al bonus acqua potabile? Ricordiamo che, proprio come il nuovo bonus idrico, questa agevolazione fiscale non è legata all’ISEE, nè presenta limiti di reddito, pertanto è accessibile a tutti. Lavoratori dipendenti, autonomi ed imprese assoggettate ad irpef. Ecco quali sono i principali requisiti richiesti da Agenzia delle Entrate per i contribuenti.
- Essere persone fisiche, esercenti o enti non commerciali anche religiosi e del terzo settore;
- Avere acquistato nell’anno 2022 un sistema di filtraggio per acqua di rubinetto;
- Aver conservato la fattura o ricevuta dell’acquisto (valida anche la fattura elettronica);
- Avere utilizzato un metodo di pagamento tracciabile: bonifico bancario, carta di credito o bancomat, assegno.
Bonus acqua potabile: importi per immobile
Il fisco ha imposto alcuni limiti per quanto riguarda gli importi da concedere per il bonus acqua potabile. Il risparmio di spesa è praticamente un rimborso fiscale del 50% di quanto pagato. Per i privati cittadini quindi il limite dell’importo sul quale ottenere il bonus è fissato a 1000 euro. Quindi 500 euro di sconto.
Mentre per gli esercenti si arriva al 50% su 5000 euro. Quindi fino a 2500 euro di rimborso. Ogni richiesta può essere effettuata per unica unità immobiliare. E questo è valido sia per le abitazioni private che per i locali adibiti ad attività commerciali o sedi di enti.
Bonus acqua potabile: come fare domanda all’Agenzia Entrate e scadenza
L’Agenzia delle Entrate ha stabilito che per la presentazione delle richieste del credito fiscale per l’acquisto di purificatori di acqua, c’è un intervallo di tempo che va dal 1 al 28 febbraio. In questo mese infatti sarà possibile, direttamente via web, andare ad inserire gli importi sostenuti da privati ed imprese che intendono poi ottenere lo sconto del 50%.
Oltre a fare attenzione alla scadenza, occorre effettuare correttamente la procedura web. Per farlo bisogna accedere alla propria area riservata di Fisconline, il sito dell’Agenzia delle Entrate, nel quale si può entrare con l’identità digitale SPID. Poi alla pagina del servizio “Agevolazioni-> Credito di imposta per il miglioramento dell’acqua potabile“. Qui sarà possibile inserire tutti i dettagli della spesa e della fattura che deve riportare il codice fiscale o partita iva del soggetto che ha pagato l’intervento.
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