Istat e imprese: i dati sulle conseguenze del Covid, quasi metà delle aziende è a rischio
La pandemia colpisce duramente le imprese italiane. Solo l’11% del tessuto imprenditoriale risulta solido, quasi metà delle aziende sono esposte agli effetti della crisi.
L’Istat fotografa lo stato delle imprese italiane dopo l’avvento della pandemia. L’istituto di ricerca ha infatti esposto gli aggiornamenti derivanti dagli ultimi dati statistici raccolti nel proprio dossier sulla competitività. All’interno è possibile scoprire lo stato del tessuto produttivo italiano e la reazione dell’imprenditoria all’emergenza sanitaria ed economica. Nonostante non manchino alcuni spunti positivi, purtroppo appare evidente che il momento risulta estremamente difficile.
Le statistiche relative alle imprese in Italia dopo l’avvento del Covid
All’interno del nuovo rapporto redatto dai tecnici dell’Istat emerge tutto l’impatto negativo dettato dal coronavirus e dalle misure restrittive che si sono rese necessarie per contenere il contagio. Dopo un anno dai primi focolai purtroppo la crisi non è ancora terminata e le imprese cominciano a scontare oltre alla situazione contingente anche il proseguo dello stato di emergenza.
In base alle ultime elaborazioni, il 45% delle imprese che possiedono almeno 3 addetti sono a rischio strutturale. Mentre appena l’11% dichiara di avere mantenuto la propria solidità di fronte alla situazione attuale. Ovviamente la situazione si differenzia in base alla tipologia di settore. Il dato cresce infatti al 50% nei servizi.
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Tra i settori più colpiti c’è la ristorazione, i servizi per edifici e paesaggio ed i servizi alla persona, ma anche le attività sportive, di intrattenimento e l’assistenza sociale (non residenziale). L’impatto del coronavirus è stato fortemente sentito anche nell’industria, con particolare riferimento a quella caratterizzata da un basso contenuto tecnologico. I settori più in crisi sono quelli del legno, delle costruzioni, degli alimentari e dell’abbigliamento.
L’effetto del Covid sulle Piccole e Medie Imprese secondo gli ultimi rilievi dell’Istat
Per quanto concerne invece le Piccole e Medie Imprese, le aziende più piccole sono quelle che soffrono di più. Anche in questo caso si registra però l’impatto del coronavirus con forti accenti settoriali. In linea generale, il 33% delle micro imprese con un massimo di 9 addetti si sente a rischio. Il dato scende al 26,6% delle imprese che possiede fino a 49 addetti, mentre da 50 a 249 addetti il rischio percepito scende al 15,1% per calare al 10,7% per le aziende più grandi.
Per quanto concerne i settori più colpiti troviamo le agenzie di viaggio, le società artistiche e di intrattenimento, le imprese per l’assistenza sociale, il trasporto aereo, la ristorazione, e l’abbigliamento. In questo caso pesa ovviamente il forte calo della domanda interna, visto che questo genere di aziende non può compensare con ordinativi dall’estero. La principale paura è inoltre la mancanza di una sufficiente liquidità per poter affrontare i prossimi mesi.
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L’impatto del coronavirus sul fatturato delle aziende italiane
Concludiamo la nostra indagine di approfondimento evidenziando l’impatto del coronavirus sul fatturato generato dalle imprese italiane. I prodotti più colpiti sono in questo caso quelli della raffinazione, che hanno realizzato un dato percentuale inferiore del 34,7%. Segue il settore tessile, con una caduta dal 15% al 30%. Infine, troviamo il settore metallurgico e meccanico con una riduzione di fatturato del 10%.
Come già anticipato, il terziario è stato tra i settori più colpiti dalla crisi. La riduzione di fatturato per questo comparto è certamente rilevante dal punto di vista delle serie storiche, con un crollo superiore al 12%. L’indice manifatturiero ha invece subito un calo superiore all’11% rispetto al periodo precedente la pandemia.
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