Condomini e vicinato, cosa accade se arrivano i fumi del vicino?
Le esalazioni del vicino arrivano fin dentro casa tua e non ti è più possibile aprire la finestra? Quali le soluzioni per un vivere civile?
Condomini e vicinato: Il vicino di casa ha montato una canna fumaria a pochi metri dalla tua finestra?
Oppure il fumo delle sigarette o del sigaro arrivano nella tua cucina? Le esalazioni del vicino arrivano fin dentro casa tua e non ti è più possibile aprire la finestra?
Cosa si può fare?
In primis la cosa da fare sarebbe trovare un accordo civile. Spesso accade che ciò non si trova.
Per quando concerne le canne fumarie è necessario prima di instaurare qualsiasi contenzioso appurare la distanza che in alcuni casi non verrebbero rispettate.
Secondo la Cassazione, esiste una “presunzione di pericolosità” che impone la costruzione delle stesse a una distanza di sicurezza dai vicini. Questa distanza è fissata dai regolamenti comunali solitamente intorno ad 1 metro o 1,5 metri.
In ogni caso il fumo non può comunque essere indirizzato in corrispondenza delle altrui finestre o balconi. Se dovesse, in tale ipotesi, superare la «normale tollerabilità», c’è la possibilità di adire il giudice e condannare il vicino a posizionare meglio il tubo.
Secondo il Codice Civile il proprietario non può impedire le immissioni di fumo o calore, le esalazioni e i rumori provenienti dal vicino se non superano la «normale tollerabilità».
Ma come si misura la normale tollerabilità?
Si tratta di un criterio variabile che viene valutato in base alla singola situazione. La regolamentazione delle canne fumarie in condominio e distanze minime fa parte delle discipline ripartite tra Stato e Regione. In linea di massima, si deve rispettare pertanto una distanza di almeno un metro oltre il colmo dei tetti, parapetti e ostacoli.
Altre inalazioni
Anche l’emissione di fumo da barbecue e fritture potrebbe costituire tanto un illecito penale. Ma anche il fumo assiduo di sigaretta o sigaro può creare fastidi nel vicino. Anche in questo caso bisognerebbe fare riferimento all’art. 844 del Codice Civile.
La soluzione
Soprattutto il buonsenso e l’educazione alla civiltà e rispetto altrui.
Con adeguate prove si potrebbe pensare ad una richiesta di risarcimento danni da immissioni di fumo.
Secondo la Cassazione sarebbe possibile agire e ottenere un ristoro anche se non è dimostrato un vero e proprio danno biologico. Basterebbe dimostrare i disagi e le sofferenze patite per via della costruzione troppo ravvicinata.
Purtroppo queste incomprensioni spesso danno vita a liti violente che possono avere epiloghi gravi.
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