Pagare meno tasse: 4 strategie efficienti per ridurre il carico fiscale legalmente
L’italia è uno dei paesi europei con il più alto livello di imposizione fiscale, ed ogni lavoratore, nel momento di saldare i conti col fisco, si domanda sempre come fare per abbassare le tasse legalmente. In questo articolo scopriremo che i modi sono tanti, e possono riguardare sia i lavoratori autonomi, sia i lavoratori dipendenti. Vediamo quindi come fare per pagare meno tasse legalmente sia se siamo lavoratori dipendenti, sia se siamo lavoratori autonomi o società.
Pagare meno tasse in busta paga
Il lavoratore dipendente non paga direttamente le tasse sul proprio stipendio, ma subisce delle trattenute sul proprio stipendio dal proprio datore di lavoro, che agisce quindi come sostituto d’imposta. Guardando alle singole voci che compongono la busta paga, scopriamo che lo stipendio è soggetto a trattenute in riferimento a:
- Addizionali IRPEF di comune e regione di residenza;
- IRPEF valutata per scaglioni di reddito;
- Contributi pensionistici INPS;
- Contributi INAIL.
Per diminuire le trattenute, di fatto c’è un’unica possibilità: presentare una dichiarazione dei redditi in cui si dichiarano spese rilevanti per la detrazione IRPEF. Le detrazioni fiscali diminuiscono l’importo da pagare al fisco, di conseguenza il lavoratore si troverà con un importo a credito direttamente in busta paga.
Per accedere alle detrazioni IRPEF basta portare al proprio commercialista le spese effettuate in merito a spese sanitarie, Spese di istruzione, spese funebri e tutte le altre uscite che consentono di abbassare la quota di IRPEF dovuta al fisco tramite dichiarazione dei redditi.
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Pagare meno tasse sul lavoro autonomo
I lavoratori autonomi svolgono la professione aprendo partita IVA, e aderendo a monte a un dato regime fiscale. I regimi fiscali tra cui scegliere sono principalmente due:
- Regime forfettario;
- Regime fiscale ordinario.
Per quanto riguarda i liberi professionisti in regime fiscale ordinario, l’Imposta sul reddito viene determinata con un’aliquota diversa, a seconda del reddito prodotto. In particolare, allo stato attuale si paga dal 23% su un reddito annuo pari a 15.000 euro, al 43% per i redditi superiori a 50.000 euro all’anno.
Chi ha un reddito annuo inferiore a 85.000, però, può aderire al regime forfettario, e durante i primi 5 anni di attività paga un’aliquota IRPEF fissa al 5% (c.d. flat tax). Dopo i 5 anni di attività, l’aliquota passa al 15%, con una no tax area di 5.500 euro all’anno. A questo punto ci si potrebbe chiedere per quale motivo ci siano ancora professionisti che aderiscono al regime ordinario con un reddito compreso negli 85.000 euro. La risposta è semplice: col regime forfettario non è possibile detrarre o dedurre le spese sull’IRPEF. Di conseguenza, chi ha elevate spese per il proprio lavoro, può risparmiare sull’IRPEF presentando costi deducibili e detraibili dalle tasse.
Per quanto riguarda la deducibilità, in particolare, per pagare meno tasse i contribuenti in regime ordinario possono far leva sul principio di inerenza: esso consiste nella deducibilità delle spese effettuata per svolgere il proprio lavoro, che si andranno a dedurre dal reddito imponibile ai fini IRPEF. In questo modo si otterrà un importo di IRPEF minore, al quale in aggiunta si potranno detrarre anche le spese alle quali si faceva cenno poc’anzi.
Pagare meno tasse e ridurre i rischi in società
Spesso chi decide di fondare una società sceglie i tipi societari della società di persone, come la ditta individuale e la s.n.c. Questi tipi di società, però, presentano un rischio d’impresa più elevato per il socio unico o tutti i soci dell’azienda. Una società di persone, infatti, nella maggior parte dei casi obbliga sia il patrimonio della società, sia quello dei soci, all’adempimento delle obbligazioni presenti e future, con un evidente rischio nel momento in cui il patrimonio societario non sia sufficiente a far fronte alle obbligazioni. A questo proposito, in sede di costituzione della società è consigliabile optare per una società di capitale, come una società a responsabilità limitata, anche uninominale.
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Per costituire una s.r.l. è necessario avere un capitale sociale iniziale pari o superiore a 10.000 euro, ma questa forma societaria permette di mantenere distinto il patrimonio dei soci con quello della società, mediante il meccanismo della c.d. autonomia patrimoniale perfetta. In questo caso, solo la società col suo capitale sarà obbligata nei confronti dei creditori, mentre il patrimonio personale dei soci non verrà intaccato in nessun modo.
Società di capitali: la scelta migliore
Se non si ha a disposizione un capitale sociale pari o superiore a 10.000 euro, però, è anche possibile versare il capitale sufficiente per la società accantonando 1/5 degli utili come riserva legale nel tempo. Se poi non si intende optare per una s.r.l. per le elevate spese di costituzione, abbiamo anche s.r.l.s. In questo caso, la s finale significa “Semplificata”, e per costituire una s.r.l.s. è sufficiente la cifra simbolica di 1 euro soltanto.
Gli oneri per la costituzione della s.r.l.s., inoltre, sono persino inferiori rispetto alla s.r.l. Ecco quindi che per pagare meno tasse in una società, l’importante è valutare bene al momento dell’atto costitutivo, affidandosi a un esperto professionista che saprà di certo effettuare una consulenza specifica per il vostro caso concreto.
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