Caldaie a gas, arriva la svolta dell’UE sul divieto di vendita: novità e cosa cambia
Da qualche mese l’Unione Europea sta imponendo un nuovo regolamento relativo alla vendita di dispositivi che utilizzano il gas per il riscaldamento, come le caldaie. Eravamo rimasti con la proposta di bloccare addirittura l’immissione sul mercato di questi dispositivi tra qualche anno, ma gli Stati membri insorsero in merito.
Oggi sembra che la situazione stia andando a favore di questi ultimi, anche se si parla più di una valutazione, e non di una decisione definitiva. Anche perché c’è in gioco una filiera produttiva non indifferente.
Caldaie a gas ora sotto le regole dell’UE
L’Unione Europea sta facendo sempre più sue la transizione energetica e l’efficientamento di tutti i dispositivi o mezzi a combustione. Al punto da aver proposto il blocco all’immissione sul mercato di tutti i dispositivi a gas, previsto a partire dal 1° settembre 2029.
Una delle tante iniziative dell’UE per ridurre l’impatto ambientale dell’uomo, anche se questo significa mettere in difficoltà il settore energetico e produttivo, ancora non pronto a trasformarsi integralmente.
Eppure questa proposta non sembra più così sicura: le associazioni spingono per fissare un limite più realistico e anche l’Unione europea pare più possibilista sul tema.
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L’idea è quella di trovare un compromesso, un accordo per far votare il testo al Consiglio e al Parlamento europeo entro l’autunno. Inoltre il 12 giugno la Commissione europea si riunirà per valutare l’effettiva data di questo futuro divieto.
Cosa succede per le caldaie a gas
Se dovesse scattare questo limite, ovvero il blocco delle vendite delle caldaie a gas da settembre 2029, si dovrà affrontare uno scenario praticamente apocalittico, con:
- produttori che dovranno riconvertire la propria produzione;
- consumatori che dovranno anche rinnovare i propri impianti termici.
Anche perché nel regolamento Ecodesign dell’UE si parla anche di un divieto che si materializza con la definizione di un limite minimo di efficienza stagionale, da rispettare a partire da settembre 2029. E per le caldaie è pari al 115%.
Una cifra che ha messo in dubbio perfino i tecnici, dal momento che su questi limiti di fattibilità esistono pareri discordanti. Perché non mancheranno i casi in cui gli impianti dotati di termosifoni non funzioneranno in modo altrettanto efficiente con tecnologie diverse dalle caldaie.
Cosa cambia col nuovo regolamento UE
Col regolamento Eurodesign dell’UE ci sarebbe l’imposizione di un limite di efficienza per le caldaie a gas, pari al 115%. Una cifra che al momento solo i modelli più recenti (e forse più costosi) possono garantire.
Infatti gli produttori di caldaie, almeno per garantire questo mercato, hanno richiesto una deroga ampia, con limiti di efficienza effettivamente raggiungibili.
Perché col regolamento non saranno molti gli apparecchi in grado di funzionare con miscele di gas rinnovabili, come richiesto con l’attuale impostazione della revisione della direttiva Epbd.
E pur essendo il regolamento ancora in fase di bozza, la stessa Commissione nelle scorse settimane ha già annunciato la volontà di chiudere la revisione dei regolamenti Ecodesign ed Ecolabelling entro il primo trimestre del 2024.
Gli effetti delle nuove regole UE per le caldaie a gas
Le nuove regole UE rischiano di danneggiare i produttori delle caldaie a gas di oggi e anche i consumatori, cioè tutti i cittadini dei Stati Membri che adotteranno queste regole.
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E non sono pochi gli Stati Membri perplessi, come Polonia, Slovacchia, Romania, Croazia e Repubblica Ceca, o addirittura contrari come l’Italia. Sebbene a fine aprile la Commissione aveva ribadito la sua volontà di procedere su questa linea, col rischio di tagliare fuori qualsivoglia tipo di caldaia, a prescindere dalla possibilità di essere alimentata con combustibili rinnovabili, non pochi paesi e associazioni hanno cominciato a remare contro.
Questo possibile “ripensamento” potrebbe venire incontro a tutti quanti, e magari valutare una proposta più conveniente, anche solo lasciare il requisito generale del 115%, indicando delle situazioni limitate nelle quali è possibile non considerarlo.
Ma bisognerà ancora aspettare qualche giorno per capire quale impostazione sarà effettivamente sostenibile per Bruxelles, anche in merito alla questione controversa delle Case Green.
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