Guadagni online, controlli del fisco a tappeto? Quando si rischia l’accertamento e come funziona
Fisco, scattano i controlli sui guadagni online. In base alle nuove disposizioni europee, i siti di e-commerce, noleggio e App o piattaforme che offrono la compravendita di oggetti usati, dovranno comunicare ogni anno all’Agenzia Entrate i movimenti di chi effettua più di 30 operazioni. Non solo per i privati ma anche per le piccole imprese che operano sul web. Vediamo come funzioneranno le nuove disposizioni e quali saranno i limiti da rispettare per evitare l’accertamento sui redditi.
App e piattaforme per vendere online, dovranno comunicare i guadagni degli utenti
In base alla nuova norma europea di trasparenza fiscale imposta dal Decreto Legge del 1 marzo 2023, le entrate provenienti dalle attività online entreranno nel mirino di Agenzia delle Entrate. Tutte le piattaforme che permettono di guadagnare anche da privati senza partita IVA dovranno infatti comunicare al fisco di ogni Stato, quante operazioni sono state effettuate, se superiori a 30, e quanto reddito ha prodotto tale attività online.
Saranno quindi coinvolte alcune tra le più famose App attualmente utilizzate dai cittadini per compravendita di oggetti usati, abbigliamento, noleggio tra privati e affitti brevi. Tanto per citarne alcune: Amazon, Ebay, Vinted e AirBnb.
Se precedentemente molti avevano effettuato transazioni frequenti, costituendo in alcuni casi veri e propri redditi alternativi al lavoro, ora saranno controllati. Con il rischio di dover subire un accertamento e sanzioni in caso di guadagni tassabili ma non dichiarati. Questo vale ovviamente anche per le società che operano all’estero, le quali saranno obbligate a scambiare dati con l’ente fiscale quando gli utenti risultino essere residenti in Italia.
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Guadagni online, quando scatta il controllo del fisco
Il principale obiettivo delle nuove regole unificate, sarà quello di controllare le operazioni svolte in ambito finanziario europeo dai privati cittadini ma anche delle piccole imprese che utilizzano i canali web di vendita. Le comunicazioni scatteranno dopo 30 operazioni o dopo 2000 euro almeno di guadagno.
I controlli si concentreranno poi sullo stabilire con esattezza se i proventi dell’attività sono di tipo sporadico o continuativo, e si procederà anche al controllo della residenza e dei dati anagrafici rilasciati all’atto dell’iscrizione alla piattaforma. Ma c’è anche un’altra novità, chi non fornisce adeguate indicazioni personali corrispondenti potrà anche essere cancellato automaticamente dal sito web nel quale svolge l’attività. La regola infatti prevede che tutti i soggetti debbano poter essere fiscalmente identificabili.
L’accertamento fiscale sul reddito, come funziona
Queste novità circa le attività che garantiscono guadagni online, porterà sicuramente ad un volume maggiore di accertamenti sul reddito avviati dal fisco nei confronti di cittadini privati ed attività. Come funziona questa procedura? In pratica al superamento di 30 vendite online, potrebbe scattare l’avvio dell’accertamento che prevede un’indagine approfondita da parte di Agenzia delle Entrate su tutti i versamenti, e volumi effettivi d’affari dei contribuenti. Questo per stabilire quanto è il reddito imponibile IRPEF, quando si sospetta che alcune somme non vengano adeguatamente dichiarate.
Quando sussistono alcuni dubbi per esempio sull’evasione delle tasse o altre omissioni, l’accertamento fiscale può stabilire l’esatta corrispondenza anche attraverso il monitoraggio di entrate e uscite del conto corrente. Se a procedimento concluso si stabilisce che il contribuente ha una soglia più elevata di quella esente dalle imposte scatta anche la sanzione su quanto evaso e l’obbligo di apertura partita IVA, come quando ad esempio si esercita un’attività commerciale senza licenza.
Vendite online, quando i guadagni diventano tassabili?
I guadagni provenienti dalle attività online non sono sempre tassabili. Quelli che restano sotto una certa soglia restano “occasionali” e quindi anche in caso di accertamento potrebbe non succedere nulla. A patto che il contribuente possa dimostrare che, la vendita online non è la sua principale occupazione e fonte di guadagno.
In generale, al di sotto dei 5000 euro l’anno, si resta in zona “esente IVA” e quindi si può continuare ad operare senza dover emettere ricevuta fiscale. Ma va fatta anche un’opportuna distinzione, quando si vendono oggetti usati o artigianali, da quando invece il commercio riguarda esclusivamente prodotti nuovi. In quel caso è più difficile stabilire che l’attività non è commerciale e servirà la partita IVA per essere in regola con gli acquisti all’ingrosso e la rivendita.
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