Pensioni 2023, le novità: quota 103, opzione donna, Ape sociale
Pensioni 2023, a partire da questo gennaio parte la nuova flessibilità previdenziale. La nuova legge di bilancio ha previsto diversi strumenti di prepensionamento per i lavoratori che risultano in difficoltà in età avanzata. Nonostante ciò, in diversi casi il governo ha deciso una stretta dei requisiti. Perciò, ottenere uno sconto rispetto ai requisiti ordinari di accesso alla pensione nel nuovo anno è diventato più difficile.
Tra le principali misure inserite nella finanziaria troviamo la quota 103, connessa ad un incentivo che punta a valorizzare coloro che decidono di restare sul lavoro. Anche la proroga dell’opzione donna ha visto inasprire i requisiti di legge, mentre per l’Ape sociale non vi sono cambiamenti peggiorativi.
Sullo sfondo ci sono anche gli aumenti destinati a coloro che hanno già conseguito un assegno, con una rivalutazione piena in favore di chi possiede redditi bassi. Vediamo quindi quali sono i principali aggiornamenti nel comparto previdenziale.
Pensioni 2023, la flessibilità in uscita dal lavoro passa per la nuova quota 103
La principale novità prevista all’interno della legge di bilancio in relazione alle pensioni 2023 è costituita dalla nuova quota 103. Si tratta di un provvedimento di accesso anticipato all’Inps che prevede due parametri, ovvero:
- la maturazione di almeno 62 anni di età;
- il contestuale accantonamento di almeno 41 anni di versamenti.
Per poter ottenere l’accesso anticipato all’Inps occorre aver conseguito entrambi i parametri entro e non oltre il 31 dicembre 2023. L’opzione rappresenta la prosecuzione della precedente quota 102, che però presentava parametri meno restrittivi. Infatti, nel 2022 era possibile ottenere l’acceso anticipato alla pensione con 64 anni di età e 38 anni di versamenti.
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Alcuni importanti dettagli da conoscere in merito alla pensione anticipata tramite quota 103
Rispetto alla possibilità di ottenere la pensione anticipata con la quota 103 è importante sottolineare che i lavoratori dovranno accettare la non cumulabilità con altri redditi da lavoro autonomo o dipendente. Fanno eccezione i redditi di natura occasionale fino a 5mila euro lordi annui. La regola resta in vigore fino alla maturazione dei requisiti anagrafici ordinari di pensionamento (attualmente 67 anni di età).
In aggiunta, la pensione riconosciuta tramite la quota 103 non potrà essere superiore a cinque volte la minima, pertanto non dovrà superare la cifra di 2818,75 €. Il dato mensile è da intendersi al lordo delle tasse. Infine, sono previste due finestre mobili d accesso. Rispettivamente di 3 mesi per il settore privato e di 6 mesi per il comparto pubblico.
Pensioni 2023: il nuovo bonus Maroni e l’incentivo alla permanenza in servizio
Insieme all’avvio della quota 103 la nuova manovra ha previsto anche un incentivo per coloro che decideranno di restare in servizio nonostante la maturazione dei requisiti di prepensionamento.
Di fatto, il lavoratore potrà chiedere al proprio datore di lavoro (pubblico o privato) di ricevere la quota contributiva di stipendio trattenuta a carico del dipendente. Normalmente, quest’ultima corrisponde al 9,19%.
L’opzione (che risulta disponibile su base volontaria) permette quindi di ottenere una busta paga più alta. Allo stesso tempo, i mancati versamenti comporteranno però una pensione più bassa nel momento in cui si deciderà di uscire dal lavoro.
Pensioni anticipate tramite Ape sociale e opzione donna
Insieme all’avvio della nuova quota 103 la legge di bilancio 2023 ha previsto anche la proroga dell’opzione donna e dell’ape sociale. Nel primo caso, ci saranno però più nodi da sciogliere. Infatti, la nuova misura è vincolata alla presenza di alcune situazioni specifiche. Rientrano infatti caregivers, invalidi e lavoratrici disoccupate o dipendenti in aziende in crisi.
I requisiti generali salgono a 60 anni di età e 35 anni di contribuzione, con uno sconto per ogni figlio entro un massimo di due anni. Per le licenziate o dipendenti di aziende in crisi basteranno invece 58 anni di età. L’assegno prevede il ricalcolo contributivo. Restano inoltre le finestre di attesa rispettivamente di 12 e 18 mesi per il settore privato e pubblico.
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L’Ape sociale viene invece rinnovata senza ulteriori misure restrittive. La proroga si estende quindi al 31 dicembre 2023 per tutti coloro che possiedono almeno 63 anni e 30/36 anni di contribuzione, rientrando all’interno di una delle quattro casistiche di legge (caregiver, invalidi, disoccupati di lungo termine e svolgimento di mansioni gravose o usuranti).
Riforma pensioni: il nodo delle rivalutazioni e il taglio sopra a 4 volte il trattamento minimo
L’intervento del governo Meloni sulle pensioni ha toccato anche le rivalutazioni degli assegni. Si tratta di un passaggio importante in virtù della crescita dell’inflazione avvenuta nel 2022. In base a quanto previsto all’interno della legge di bilancio, l’indicizzazione sarà effettuata con un taglio per gli assegni superiori a 4 volte il trattamento minimo. Saranno quindi toccate le pensioni superiori a circa 2100 euro lordi al mese.
In senso generale, gli assegni superiori a questa soglia saranno rivalutati in misura secca tra il 32% e l’85% (in base all’importo della mensilità) del tasso calcolato dall’Istat. Quelli inferiori a 4 volte il minimo godranno però di una rivalutazione straordinaria dell’1,5%. La cifra sale al 6,4% per i pensionati con almeno 75 anni di età, che si vedranno così portare l’assegno minimo a 600 euro al mese.
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