Pensioni quota 102 dai 64 anni in scadenza a fine dicembre
Pensioni quota 102, l’opzione di flessibilità potrà essere maturata ancora per poche settimane. Il meccanismo di uscita anticipata dal lavoro garantisce l’ingresso nell’Inps a partire dai 64 anni di età e 38 anni di versamenti. Con uno sconto evidente sia verso l’assegno di vecchiaia, sia rispetto a quello anticipato della legge Fornero. Nel primo caso occorre infatti attendere i 67 anni di età (con almeno 20 anni di contributi).
Nel secondo caso serve invece maturare almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti, con uno sconto di un anno per le donne. Appare quindi chiaro che le prossime settimane rappresenteranno un momento decisivo per l’avvio di un meccanismo di flessibilità previdenziale che possa sostituire il sistema a quote. Senza un nuovo intervento, molti lavoratori rischiano infatti di confrontarsi con lo scalone dettato dalla legge Fornero.
Pensioni quota 102, serve un meccanismo di flessibilità più ampio con la prossima riforma
La scadenza delle pensioni quota 102 non rappresenta l’unico elemento d’incertezza riguardante la flessibilità previdenziale. Il ritorno della legge Fornero è quasi una realtà anche per i lavoratori che puntano a beneficiare di altri meccanismi di tutela. Si pensi all’Ape sociale, che consente di uscire dal lavoro a partire dai 63 anni di età e 30-36 anni di versamenti.
Oppure all’opzione donna, che garantisce la pensione a partire da 58 anni di età (59 anni per le autonome) con almeno 35 anni di contribuzione. Tutte queste opzioni richiedono un intervento all’interno della prossima legge di bilancio 2023. Il dossier dovrà quindi essere affrontato dal nuovo governo con tempestività, visto che la fine dell’anno si avvicina.
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Cosa accadrà a chi avrà maturato i requisiti ma non chiede di uscire immediatamente dal lavoro
Rispetto al quadro appena evidenziato, è opportuno però fare un distinguo importante. I lavoratori che matureranno i requisiti di accesso appena evidenziati entro la fine del 2022 potranno comunque chiedere in futuro di accedere all’Inps con gli stessi requisiti anche qualora decidessero di posticipare il proprio pensionamento. Si tratta dell’effetto del diritto alla cristallizzazione dei criteri di pensionamento.
Il problema della mancata flessibilità previdenziale non dovrebbe quindi produrre una corsa ai pensionamenti rispetto a coloro che matureranno i requisiti di quiescenza nelle prossime settimane. Resta quindi un nodo da sciogliere soprattutto per quei lavoratori che potrebbero mancare la finestra di opportunità per pochi mesi, poche settimane o addirittura pochi giorni.
Pensioni quota 102: cosa potrebbe accadere e quali sono le proposte dei partiti
Per capire in che modo il nuovo governo interverrà effettivamente sulle pensioni bisognerà attendere i prossimi avvenimenti relativi al passaggio di consegne dall’esecutivo Draghi. Le politiche in materia previdenziale del centro destra sono state però illustrate all’interno della campagna elettorale. La coalizione punta a diversi interventi, sulla base di quanto indicato dai partiti che ne fanno parte.
Fratelli d’Italia ha suggerito nelle scorse settimane di bloccare l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita. Un meccanismo che di fatto provoca il graduale e progressivo innalzamento dei requisiti di accesso alla pensione, oltre alla progressiva riduzione degli importi pensionistici erogati a parità d’età anagrafica. In aggiunta, perora il rinnovo dell’opzione donna.
Le proposte in materia previdenziale di Lega e Forza Italia
La Lega punta invece da tempo sull’estensione della quota 41 per tutti i lavoratori. Attualmente l’opzione è disponibile solo per coloro che vivono le situazioni lavorative di disagio previste dalla legge, con il vincolo di aver maturato almeno un anno di versamenti prima del compimento dei 19 anni. In appoggio, suggerisce una pensione anticipata dai 63 anni con 20 anni di versamenti, oltre alla proroga dell’Ape sociale.
Forza Italia propende invece per l’innalzamento delle pensioni minime a 800 o 1000 euro. In aggiunta, suggerisce di garantire una pensione anche a chi non ha pagato i contributi ma ha svolto il lavoro di cura in casa. Si tratta della cosiddetta pensione per le mamme e le nonne. Anche in questo caso, durante la campagna elettorale si proponeva di garantire loro un assegno da 1000 euro.
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