Cartelle esattoriali, pagamento entro 30 giorni dal 5/09
Cartelle esattoriali, pagamento in 30 giorni per chi riceve gli avvisi bonari dal prossimo autunno. È la stretta dettata dalla fine dell’emergenza sanitaria, con le agevolazioni Covid che lasciano il posto ad una nuova normalità. Il ripristino delle regole ordinarie avviene infatti durante condizioni macro economiche complicate.
Sia perché dalla crisi economica non si è mai usciti del tutto, sia perché il caro energia rischia di innescare una nuova recessione. Non resta quindi che attendere qualche settimana per vedere in che modo evolverà la situazione. Sul piatto ci sono circa 20 milioni di cartelle esattoriali. Di queste, il 70% risultano in sospensione grazie alle precedenti agevolazioni.
La riscossione del magazzino dovrà avvenire entro la fine del 2022, posto che il restante 30% è stato rimandato al prossimo anno. Le maglie del fisco si chiudono quindi con una ripartenza autunnale all’insegna della lotta all’evasione.
Cartelle esattoriali, pagamento con tempi meno dilatati per la fine dell’emergenza Covid
Se la fine dell’emergenza Covid sta quindi normalizzando i tempi di pagamento, il fisco si è preparato a mettere in moto la macchina esattoriale. Nel corso dell’anno l’ente ha già inviato oltre 10 milioni di cartelle ai contribuenti, mentre ulteriori 5 milioni di cartelle dovrebbero essere notificate entro e non oltre il prossimo 31 dicembre 2022.
Il programma di invio è alla base della convenzione stipulata tra l’AdE e il Mef. Con l’obiettivo di ripristinare la situazione antecedente l’emergenza sanitaria. Pertanto gli avvisi bonari dovranno essere assolti dai contribuenti in linea con i precedenti tempi di pagamento.
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La nuova tornata di cartelle esattoriali dovrebbe contemplare circa 15 milioni di avvisi di pagamento nel 2022. Ai quali si aggiungeranno circa 1 milione di ulteriori atti di riscossione derivanti dalle somme dovute agli altri Enti.
Cartelle esattoriali, pagamento ordinario a partire dal prossimo 5 settembre 2022
Tenendo presente quanto appena evidenziato, il nuovo ritorno alla normalità sui tempi di pagamento delle cartelle esattoriali è fissato per il prossimo 4 settembre 2022. Cadendo però di domenica, la data effettiva è stata spostata al prossimo 5 settembre. In tale data, la regolarizzazione delle comunicazione relative ai controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate dovrà avvenire entro 30 giorni dal ricevimento.
L’obiettivo del fisco consiste nel raccogliere durante il 2022 9,4 miliardi di euro, che cresceranno a 11,4 miliardi nel corso del 2023 e 11,5 miliardi nel 2024. Nel corso del biennio 2023-24 la raccolta potenziale derivante dalla lotta all’evasione dovrebbe quindi toccare i 30 miliardi di euro.
Cosa accade se non si regolarizza nei tempi il pagamento delle cartelle esattoriali
Di fatto le tempistiche si dimezzano rispetto ai 60 giorni precedenti. I contribuenti che provvederanno a regolarizzare la propria posizione potranno beneficiare di una riduzione degli interessi. Diverso invece il caso nel quale non si regolarizzi nei tempi la propria posizione.
La sanzione applicabile in caso di tardivo pagamento (oppure di omissione) prevede un aggravio del 15%, che sale al 30% se si superano i 90 giorni. Qualora si effettui il pagamento con un ritardo non superiore a 15 giorni è possibile beneficiare di una ulteriore riduzione dell’1% della sanzione per ogni giorno di ritardo.
Agenzia delle Entrate e crediti da riscuotere: 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo
D’altra parte, i numeri e le statistiche evidenziate dalla stessa Agenzia delle Entrate fotografano una situazione complicata per molti cittadini italiani. Sulla base dei dati diffusi recentemente dal direttore dell’ente Ernesto Maria Ruffini, ci sono circa 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo. I crediti da riscuotere sono circa 240 milioni, mentre le cartelle arrivano a toccare il numero record di 140 milioni.
Teoricamente, il magazzino dei crediti da riscuotere raggiunge la cifra record di 1100 miliardi. Ma si resta sul piano puramente teorico, perché le stime indicano che solo 70 miliardi di euro siano effettivamente richiedibili. Anche per questo dall’ente è arrivato più volte l’invito a fare delle scelte, visto che non appare sensato continuare a iscrivere a bilancio cifre che non si potranno effettivamente incassare.
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