Pensioni anticipate in crescita: i dati Inps 2022
Pensioni anticipate in crescita, i dati Inps 2022 in arrivo dal monitoraggio dei flussi di uscita relativi al 2021.
Pensioni anticipate in crescita: a confermarlo sono i dati diffusi dall’osservatorio Inps e aggiornati allo scorso 2 aprile 2022. Il riferimento va ovviamente alle richieste di accesso alla pensione da parte dei lavoratori iscritti ai diversi fondi previdenziali inoltrate nel corso del 2021. Di particolare interesse sono inoltre le statistiche relative al primo trimestre dell’anno in corso, secondo il quale si è registrato un calo complessivo degli accessi all’Inps.
Un dato che, in questo caso specifico, ha riguardato anche i pensionamenti anticipati (con l’unica eccezione del fondo dei lavoratori dipendenti). In questo specifico frangente, a pesare è probabilmente la fine della quota 100, con l’introduzione di un meccanismo maggiormente penalizzante dal punto di vista anagrafico.
Ma anche l’incertezza economica del momento potrebbe aver portato molti lavoratori a scegliere di posticipare la propria quiescenza, pur avendo maturato i criteri necessari per fruire di un pensionamento anticipato.
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Pensioni anticipate in crescita: nel 2021 sono state erogate 860.501 nuove pensioni dall’Inps
Tornando all’anno 2021, le nuove pensioni erogate dall’ente pubblico di previdenza sono state 860.501, con una media mensile corrispondente a 1210 euro. Di queste, 279.256 sono pensioni di vecchiaia, mentre 289.053 sono assegni anticipati.
Le pensioni ai superstiti e quelle d’invalidità sono state invece 244.636 e 47.556. Rispetto all’anno precedente, gli assegni maturati a 67 anni di età (con un minimo di 20 anni di versamenti) hanno subito una riduzione di circa il 20%.
Pensioni Inps: pesa ancora fortemente il tema del gender gap
Nell’analisi dei flussi di accesso all’Inps nel primo trimestre 2022 si conferma il trend negativo dettato dal gender gap. Le differenze di genere continuano infatti a caratterizzare il mondo del lavoro e inevitabilmente a influire sulle richieste di pensionamento. In particolare, le pensioni erogate agli uomini sono state 85.831, con un importo medio di 1520 euro. Lo stesso dato per le donne ha conteggiato 94.926 pensionamenti, con un importo medio che però scende a 991 euro al mese.
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La spiegazione è facilmente reperibile nei maggiori anni di versamenti a carico degli uomini, che portano quindi a un montante più elevato e ad assegni più alti. In aggiunta, il mancato riconoscimento del lavoro di cura svolto dalle donne influisce negativamente sugli importi delle pensioni, così come il fenomeno dell’interruzione di carriera e del lavoro precario. A influire c’è infine anche l’elevato numero di pensioni ai superstiti erogate in favore delle donne.
I dati relativi ai trend di accesso alla pensione relativi al primo trimestre 2022
Per quanto concerne i principali trend relativi ai pensionamenti avvenuti nel primo trimestre del 2022 troviamo che il rapporto tra pensioni d’invalidità e di vecchiaia è uguale al 13%, con una discesa del 10% rispetto al 2021. Le pensioni anticipate sono invece aumentate nel primo trimestre del 33%, mentre quelle femminili sono leggermente inferiori rispetto allo stesso periodo del 2021.
Distinguendo invece i dati sulla base dell’andamento territoriale, le nuove pensioni registrate nel nord Italia sono quasi invariate. Infine, si confermano in linea con i dati del 2021 le statistiche relative alle richieste di pensionamento anticipato tramite la cosiddetta opzione donna.
Quali sono i principali meccanismi di uscita disponibili nel 2022
A completezza dei dati appena esposti resta la riflessione sugli attuali requisiti di accesso alla pensione nel corso del 2022. Un contesto che molti lavoratori considerano eccessivamente penalizzante e che desta preoccupazione visto lo stallo tra governo e sindacati rispetto all’attesa riforma del settore. L’accesso alla pensione di vecchiaia è attualmente consentito a partire dai 67 anni di età e con almeno 20 anni di versamenti.
L’uscita anticipata è garantita invece a partire dai 42 anni e 10 mesi di versamenti, un anno in meno per le donne. Vi sono poi diverse opzioni sperimentali di uscita flessibile, che vengono rinnovate solitamente di anno in anno. È il caso della quota 102 (64 anni di età e 38 anni di versamenti), dell’opzione donna (58-59 anni di età e 35 anni di contribuzione) o dell’Ape sociale.
Quest’ultima garantisce l’uscita a partire dai 63 anni di età e con almeno 30-36 anni di versamenti, a seconda della particolare situazione di disagio del lavoratore. Per i lavoratori precoci che vivono condizioni di difficoltà c’è poi la quota 41, che prevede però almeno un anno di versamenti prima del 18mo anno di età con 41 anni di versamenti.
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