Pensioni anticipate fuori dal Def: si punta alla manovra 2023
Pensioni anticipate fuori dal Def, con la bozza finale approvata dal Parlamento che non presenta riferimenti diretti alla necessità d’intervenire sulla flessibilità previdenziale. Un evento che certifica l’attuale stallo nel confronto tra governo e sindacati. Ma che pone anche in evidenza la strada in salita rispetto a una riforma profonda del settore attesa ormai da tempo e che probabilmente sarà rimandata a tempi migliori.
È chiaro che qualche intervento sulle pensioni potrà comunque prendere forma all’interno della legge di bilancio 2023. Il dispositivo di legge sarà in fase di redazione il prossimo autunno, per trovare approvazione entro il prossimo 31 dicembre.
Appare però altrettanto chiaro che gli interventi di settore si concentreranno probabilmente su inevitabili ritocchi al sistema. A partire dall’eventuale proroga delle numerose opzioni sperimentali attualmente in scadenza, per proseguire il nodo della quota 102. Tutti elementi che appaiono necessari per non dare forma a un nuovo scalone nei confronti dei lavoratori attualmente esclusi dalla maturazione dei requisti di legge entro la fine dell’anno.
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Pensioni anticipate fuori dal Def: niente riferimenti nel Documento di economia e finanza
Per i tanti lavoratori che attendevano un segnale forte rispetto alla ripresa della discussione previdenziale bisogna purtroppo prendere atto che il testo del Def rappresenta un’espressione evidente delle priorità del governo. Le pensioni negli ultimi mesi non sono mai state all’ordine del giorno. Lo conferma l’interruzione del tavolo tra governo e sindacati, avvenuta nello scorso mese di febbraio.
I postumi della crisi economica dettata dalla pandemia e gli effetti inflattivi e geopolitici dettati dalla guerra in Ucraina hanno posto definitivamente la tematica in secondo piano. La necessità di mantenere l’equilibrio dei conti pubblici richiederà di trovare soluzioni diverse di accesso alla pensione anticipata nei prossimi anni. Un elemento sottolineato anche all’interno della premessa al Def dal ministro dell’economia Daniele Franco.
Riforma pensioni: non solo le anticipate, ampio il ventaglio di interventi necessari
D’altra parte, il riordino delle pensioni non passa solo per le uscite anticipate. Che restano comunque necessarie in forme e modalità differenti da quelle disponibili attualmente, se si vuole superare gli scalini e le disuguaglianze generate dalla legge Fornero.
In aggiunta a tali questioni, resta da risolvere il nodo meno urgente (ma non per questo meno importante) degli assegni dei giovani lavoratori. Che rischiano in molti casi di ritrovarsi in età avanzata con importi pensionistici da poche centinaia di euro al mese.
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Vi è poi la difficile situazione vissuta dalle donne per il gender gap, oltre che il nodo da risolvere legato ai lavori gravosi e a coloro che hanno iniziato a lavorare in età precoce. Infine, serve un intervento di riforma della previdenza complementare, ormai indispensabile per evitare fenomeni di povertà reddituale durante la vecchiaia.
Pensioni anticipate: si attendono i possibili interventi nella manovra 2023
Tenendo presenti i passaggi appena evidenziati, eventuali interventi di riforma delle pensioni dovranno ora passare per la legge di bilancio 2023. La manovra sarà impostata all’inizio del prossimo autunno, mentre ulteriori affinamenti potranno realizzarsi durante la discussione parlamentare. Tutto ciò, anche considerando quale sarà l’effettiva condizione della situazione geopolitica e gli inevitabili riflessi per la finanza pubblica.
Le versioni preliminari del Def suggerivano comunque la necessità di valutare interventi volti a superare almeno le principali criticità della situazione attuale. Il tutto considerando che senza alcun intervento di proroga delle attuali opzioni a scadenza, il rischio è di ritornare in modo netto alle regole previste con la riforma del settore nel 2011. Si pensi alla scadenza entro la fine dell’anno della quota 102, di opzione donna o dell’Ape sociale.
La Commissione lavoro di Camera e Senato hanno inoltre già chiesto all’esecutivo di valutare possibili interventi sulla flessibilità in uscita dal lavoro. Ma anche nuove opzioni di tutela per chi percepirà assegni pensionistici bassi, oppure per chi vive condizioni di disagio in età avanzata.
La preoccupazione dei sindacati per il ritorno dell’inflazione
Tra i temi caldi dei prossimi mesi vi è inoltre la questione del ritorno dell’inflazione. Una situazione che rischia di diventare congiunturale e che rilancia la questione degli adeguamenti per coloro che hanno già ottenuto una pensione, ma che devono fare fronte al carovita. Secondo un recente studio pubblicato dalla Uil, l’attuale sistema di adeguamento risulta “profondamente indebolito da 11 anni di mancata rivalutazione”.
I sindacati suggeriscono d’intervenire sulla questione indicizzando il recupero del montante mancato in questo anni. Serve inoltre rafforzare ed estendere la quattordicesima per le pensioni fino a 1500 euro. Infine, è necessario tagliare le imposte sui redditi da pensione.
Un cambio di passo da operare su diversi punti, considerando che per una pensione lorda da 1500 euro al mese risalente al 2011 la perdita in valore d’acquisto a oggi corrisponde a circa 759 euro l’anno. Con conseguenze permanenti e non recuperabili a carico dei pensionati.
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