Pensione anticipata opzione donna 2023: le ipotesi di riforma
Pensione anticipata con opzione donna, all’interno dell’ultima legge di bilancio 2022 è arrivato l’ennesimo rinnovo. Ma da anni le lavoratrici chiedono a gran voce di rendere strutturale il meccanismo di flessibilità. Anche considerando l’impatto del ricalcolo contributivo puro sull’assegno.
Di fatto proprio il riferimento al sistema attuariale contributivo pone le basi per una stabilizzazione dell’uscita anticipata, visto che nel lungo termine si realizza un risparmio per le casse pubbliche. Anche per questo l’ipotesi d’inserire in modo strutturale l’opzione donna all’interno della prossima riforma pensionistica emerge continuamente nella cronaca previdenziale.
Il nuovo sistema previdenziale discusso tra governo e sindacati dovrebbe infatti essere caratterizzato da un sistema di prepensionamento per tutti i lavoratori a partire da 64 anni di età e 20 anni di versamenti. Unitamente alla stabilizzazione dell’opzione donna e dell’Ape sociale, due misure di sostegno considerate come indispensabili per poter agire sulle condizioni di disagio delle lavoratrici e dei lavoratori in età avanzata.
Pensione anticipata con opzione donna: l’apertura di marzo in arrivo dalla politica
Le ultime dichiarazioni in arrivo dalla politica confermano l’intenzione di rendere opzione donna strutturale all’interno della prossima riforma previdenziale. Nella prima metà di marzo il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha espresso delle dichiarazioni favorevoli in tal senso. Spiegando che “dovremmo provare a rendere strutturale opzione donna”, oppure a rinnovarla perlomeno in senso pluriennale.
Leggi anche: Come i conti correnti online stanno cambiando le abitudini di spesa dei consumatori
Un passaggio che renderebbe possibile pianificare meglio il proprio prepensionamento per moltissime donne, che attualmente possono avvalersi solo del diritto alla cristallizzazione una volta maturati i requisiti di legge. Ma per coloro alle quali mancano ancora alcuni anni ai requisiti di legge, la pratica del rinnovo di anno in anno rende impossibile avere certezza del proprio futuro previdenziale.
I requisiti di legge attuali per accedere al prepensionamento con opzione donna
Attualmente è possibile maturare la pensione anticipata opzione donna con almeno 58 anni di età. Ma serve arrivare a 59 anni per coloro che hanno effettuato versamenti anche come lavoratrici autonome. È inoltre indispensabile raggiungere i 35 anni di contribuzione e accettare il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Un fatto che per alcune lavoratrici può comportare una perdita fino al 20% sull’importo della pensione.
In aggiunta, occorre tenere presenti anche le finestre temporali di accesso alla misura, che prevedono un’attesa di 12 mesi per ricevere il primo emolumento previdenziale da parte dell’Inps. Un lasso di tempo che si estende a 18 mesi per le autonome. Si tratta quindi di un’opzione che molte lavoratrici accettano con riluttanza, spesso perché rappresenta l’unica vera possibilità di ottenere continuità reddituale dopo aver perso il lavoro in un’età nella quale diventa molto difficile il reinserimento lavorativo.
Potrebbe interessarti: Licenziamento durante malattia, è possibile? Cosa succede se si supera il limite
La questione del riconoscimento del lavoro di cura e delle tutele previdenziali per le lavoratrici
Sullo sfondo la stabilizzazione dell’opzione donna rappresenta quindi un provvedimento doveroso, anche per garantire il riconoscimento della penalizzazione subita dalle lavoratrici in virtù del gender gap. A confermarlo è ancora una volta lo stesso ministro Orlando. Secondo il quale è necessario “tenere conto del fatto che il lavoro per la donna è sempre doppio”.
Per questo motivo, il “riconoscimento dei percorsi che portano alla pensione dovranno includere questo dato”. Le disparità di genere presenti nel mondo del lavoro si ripercuotono inevitabilmente anche sull’età di accesso alla pensione per le donne e sugli importi erogati dall’Inps. Infatti, gli assegni risultano mediamente del 27% più bassi rispetto a quelli degli uomini.
Le stime sulla pensione anticipata opzione donna per il 2022
D’altra parte, la necessità di rendere strutturale la pensione anticipata opzione donna è evidenziata anche dai numeri di adesione alla misura. Che risultano consistenti anno dopo anno, nonostante la penalizzazione del ricalcolo contributivo. Le previsioni per il 2022 suggeriscono una platea di circa 17mila aderenti. Mentre a livello potenziale la misura potrebbe essere sfruttata da quasi 30mila lavoratrici.
Dati che rendono inevitabile la conferma della misura di anno in anno. Ma che suggeriscono anche l’esistenza di una necessità sociale davanti alla quale non si può più rispondere con misure temporanee. Sulla questione non resta che attendere l’esito del confronto tra governo e sindacati.
Il tavolo negoziale risulta al momento congelato, anche per via della guerra in Ucraina e degli ultimi sviluppi internazionali. Ma la riforma delle pensioni è attesa ormai da anni ed è stata già congelata nel recente passato dall’arrivo della pandemia. Appare chiaro però che un intervento risolutivo non può essere legato all’attesa di un contesto geopolitico per sua natura in fase di continuo cambiamento.
Le foto presenti in questo articolo sono concesse in licenza a Giddy Up srl